sabato 5 luglio 2008

VELTRONI, O, IL DRAMMA DELLA NULLITA'

Povero WV, proprio non riesce a scollarsi di dosso il marchio della nullità. Destino triste il suo, il tempo passa, i capelli si diradano e la “giovane speranza dei riformisti” si avvia mestamente all’età della pensione, quella d’anzianità, non quella da anni percepita alle spalle del contribuente, senza che il baco si sia mai trasformato in farfalla.
Pochi mesi or sono, la grande occasione! Difficile, in realtà, smarcarsi dal disastro del governo precedente, purtroppo per lui, di sinistra. Avrebbe preferito fosse il Berlusca l’autore dello scempio. Però, dando prova di inusitato coraggio, si è messo al lavoro, compiendo scelte difficili, andando contro il parere di molti dei suoi. Mostrando chiarezza di idee e decisione, tipiche del leader maturo, è andato avanti per la sua strada, inseguendo un suo disegno, riuscendo a dare l’impressione, almeno ad una buona parte suoi sostenitori, d’essere l’uomo nuovo. L’uomo capace di imprimere una svolta. Di scompaginare la cristallizzata routine della sinistra italiana, appiattita da anni su di un solo tema, l’antiberlusconismo a oltranza, ad ogni costo e con ogni mezzo.
Un piccolo cedimento al rigore, solo una piccola sbavatura, l’alleanza con Di Pietro, dettata da tardivo calcolo elettorale.

Il risultato delle elezioni è ormai storia. A dispetto dell’impegno di WV, l’esito che nelle premesse sarebbe dovuto essere un pareggio, si è invece rivelato un trionfo. Un trionfo per la destra.

Trionfo confermato con la conquista di Roma, e oltremodo consolidato dalle successive consultazioni locali.

A questo punto cominciano i problemi. Da “giovane speranza dei riformisti”, il nostro, per i suoi, si trasforma in velleitaria palla al piede che trascina verso l’abisso. Piovono commenti al vetriolo, minacce di scissione. Si alzano voci, più o meno autorevoli, che lo invitano in modo chiaro, alla luce dei risultati, a fare un passo indietro e a sgomberare la scena dalla sua imbarazzante presenza.

Quello che sino a due mesi fa, era l’uomo della provvidenza - il leader equilibrato ed intelligente, l’uomo che rifuggiva dai toni accesi, prediligendo l‘arguzia, fermo nelle proprie convinzioni, ostentando nella dialettica, la schermaglia pacata tipica della superiorità intellettuale - ha cominciato a barcollare smarrito. Ai richiami dapprima timidi, poi sempre più decisi, del suo entourage, ha risposto con improvvisi e maldestri, perché tardivi e non meditati, cambi direzione. Incapace di mantenere fede alla sua linea, impostata ad una giudiziosa “opposizione collaborativa per il bene del paese”, angosciato da una rapida ed inesorabile emorragia di consenso, è infine emersa la vera tempra. Il nulla.

Povera la nostra nazione che merita di avere a capo dell’opposizione un’assoluta nullità, che in conseguenza di questa tragica verità, lascia spazio alle peggiori spinte demolitrici.

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