domenica 14 giugno 2020

COVID-19 L’EPILOGO

Da pochi giorni, a seguito di un test eseguito quasi per caso, ho scoperto di essere stato infettato dal virus, che il mio sistema immunitario evidente ha respinto, “guarendo” e lasciandomi immune.

Nel mio circolo sanguigno sono presenti le “Immunoglobuline G”, dette “IgG”, a testimonianza, secondo i medici, che da tempo sono guarito e che sono immune. I medici assicurano che non sono infettivo, quindi sono in situazione ideale. La cosa in certo misura buffa è che non mi sono accorto di nulla. Non ho registrato alcun sintomo, mai.

Resta oggettivamente difficile comprendere cosa sia successo in Italia e in tante altre parti del mondo, dove questo malefico microorganismo ha direttamente e indirettamente causato danni di portata epocale.

Risulta spontaneo chiedersi se fosse realmente necessario, sospendere la Costituzione trasformando l’Italia di fatto in un regime dittatoriale, segregare per oltre due mesi e mezzo gli Italiani in casa, distruggere l’economia della nazione, sull’onda d’isteria collettiva, generata da una malattia inizialmente colpevolmente sottovalutata, che, almeno nel mio caso, ma sicuramente in quello di tanti altri, non ha causato nemmeno un colpo di tosse.

Apprestandomi finalmente, se tutto andrà bene, a rientrare nella civiltà nel frattempo stravolta dalla follia, provo un notevole senso di sconcerto.

lunedì 25 maggio 2020

COVID-19 LA GRANDE BUFALA SOSTENUTA DALLA PAURA

Mano a mano che i giorni passano, e dall’8 marzo ne sono trascorsi 81, si fa sempre più chiara la sconcertante verità. Il mondo è caduto ostaggio della più grande “bufala” planetaria, generata dall’isteria collettiva auto-indotta, e sostenuta dai media.

È tutt’ora difficile riuscire a scambiare opinioni sull’argomento, a meno che non se ne abbia una visione strettamente conformista, nella maggior parte dei casi si suscitano reazioni ironiche o infastidite, di chi oramai è caduto preda della follia collettiva e ostinatamente rifiuta di aprire la mente.

Nella fase iniziale di diffusione del virus, la stragrande maggioranza della popolazione mondiale avvertendo un’insicurezza angosciosa, alimentata dal brancolare nel buio dei sedicenti esperti, ha preteso dai propri governi risposte e decisioni chiare. In assenza di precise e ferme prese di posizione, spinta dalla paura, ha invocato ed accettato misure che in alcune nazioni, tra cui l’Italia, hanno sospeso di fatto la Costituzione, arrivando per la prima volta a limitare libertà individuali ritenute sino a poco prima, fondamentali ed assolutamente “intangibili”.

Sull’onda dell’isteria collettiva, i vertici governativi, colti di sorpresa nella totale impreparazione, preoccupati per l’iniziale sottovalutazione di un fenomeno praticamente sconosciuto, hanno agito in maniera assolutamente caotica e disordinata.

Mentre sedicenti “scienziati” da talk show, che in realtà nulla o quasi avevano capito dell’insidioso microrganismo, pontificavano sull’esigenza di contrastarne con “ogni mezzo” la diffusione, almeno sino alla sintesi di un vaccino e di un trattamento efficace; i medici in prima linea, con “le scarpe di cartone”, sacrificando in molti casi la propria vita, applicavano terapie sbagliate, che provocavano la morte di migliaia di poveri malcapitati, perlopiù già afflitti da gravi patologie preesistenti.

Le poche autopsie, effettuate quasi clandestinamente, evidenziano la morte per embolia polmonare, provocata dall’intubazione e dalla conseguente ventilazione forzata.

I dati disponibili parlano ormai chiaro, nella fase dell’emergenza, durata circa due mesi, sono stati compiuti errori drammatici, da ottimi medici, che purtroppo non conoscendo la malattia hanno agito il più delle volte in modo controproducente. Questo ha alimentato la psicosi. I media, a scopo “commerciale”, hanno amplificato la paura, drammatizzando la narrazione in modo spropositato, mostrando file di camion militari che nottetempo trasportavano le bare al crematorio. Mostrando le corsie d’ospedale ingombre di poveri malti intenti ad esalare faticosamente l’ultimo respiro, assistiti da medici e paramedici stravolti dalla fatica e riversi sfiniti su tavoli e seggiole, nei rari momenti di pausa.

Una narrazione drammatizzata in modo parossistico, che ha determinato un’indignata ed isterica caccia all’untore. Spesso identificato in un solitario “runner” sorpreso a correre da solo sulla spiaggia, inseguito da motovedette, droni, auto e moto delle Forze dell’Ordine. Anziani signori usciti da casa per approvvigionare la dispensa vuota, multati spietatamente da vigili locali sceriffi, etc., etc.

Il tutto accompagnato dalla presenza invasiva e quasi quotidiana del Presidente del Consiglio dei Ministri, eterodiretto da “casalino”, che con le sue invadenti conferenze a reti unificate, prive di ogni contraddittorio, sparava proclami, promettendo inesistenti somme favolose, dispensate munificamente a titolo di “aiuti” per sostenere “i bisognosi”, la stragrande maggioranza dei quali ancora attendono di vedere un solo soldo.

Ostinatamente fedeli alla cupa profezia: “nulla sarà mai più come prima” anche la famigerata “fase 2”, da poco iniziata, risente dell’ondata di follia nel frattempo ingigantitasi ed autoalimentatasi.

Le scuole continuano a restare chiuse e si discute “se” farle riaprire a settembre o proseguire con la “didattica a distanza”. Dopo lunghe lotte condotte sul territorio da amministratori locali coraggiosi, qualche attività sta riprendendo, ma con limitazioni draconiane, tanto da dissuadere i gestori, nella maggior parte dei casi, dal riaprire, visto che le limitazioni, unite ai costi di riapertura non consentirebbero più all’attività di assicurare un minimo margine, che giustifichi la sopravvivenza dell’attività.

Nel frattempo però, i medici, messi da parte i “consigli” degli incompetenti “virologi” da talkshow, hanno escogitato ed applicato efficaci protocolli di cura in grado da limitare le perdite, determinando una drastica diminuzione dei morti.

Agli storici, tra qualche anno il compito di analizzare i dati statistici raccolti, che già oggi, evidenziano quanto il fenomeno sia risultato ingigantito in modo incredibile.

Attualmente è ancora presto per valutare oggettivante i danni incalcolabili, generati da questa ondata di follia collettiva. Una cosa però è certa, nel giro di qualche mese, presumibilmente all’inizio dell’autunno, inizieranno a risentirsene gli effetti sull’economia reale. Apparirà quindi profilarsi inesorabile un panorama desolato di macerie fumanti. L’Italia sarà inevitabilmente preda della peggiore recessione economica dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

Allora la massa di coloro che invocavano il “lockdown” ad oltranza, forse capirà il danno che ha fatto.

sabato 11 aprile 2020

COVID-19 LA DITTATURA CONCLAMATA A RETI UNIFICATE


Quello a cui gli Italiani, ieri sera, hanno assistito a reti unificate, sotto la stretta regia di “casalino”, è la cosa più sconcertante degli ultimi 77 anni.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, che appare in diretta, a reti unificate, per additare al pubblico ludibrio i leader dell’opposizione, rei sostanzialmente di fare opposizione. Attaccandoli frontalmente con palesi e riconosciute falsità, senza possibilità di contraddittorio, alfine di screditarne ed impedirne la funzione, che per 73 anni la Costituzione ha garantito, è tale da lasciare allibiti.
Totalmente incurante del suo dovere istituzionale di Presidente del Consiglio dei Ministri del governo in carica - che tra l’altro si poggia su di una maggioranza numerica da tempo minoranza nella Nazione, ed evidentemente totalmente ebbro dal delirio di potere auto-conferitosi a colpi di provvedimenti amministrativi - rotti gli indugi, ha manifestato la reale natura del suo intento, quella cioè di governare in totale spregio delle più elementari regole della democrazia, approfittando dello “stato di emergenza”.
Impaurito dalle conseguenze indotte sul suo traballante governo, dalla clamorosa sottomissione ai diktat olandesi, circa l’utilizzo del MES tra gli strumenti di “aiuto” al superamento della crisi, operazione sancita dall’esultanza pubblica degli olandesi, fallito il maldestro tentativo del Ministro Gualtieri di ribaltare la realtà, vantando un inesistente successo, l’avvocato di provincia è partito all’attacco, come il peggiore dei leader sudamericani alla “Noriega”, attaccando frontalmente, a reti unificate i leader dell’opposizione. Tanto che addirittura Enrico Mentana, giornalista mainstream, non certo amico dell’opposizione, non ha potuto fare a meno di stigmatizzarne duramente la sortita.

Cosa ci dobbiamo attendere adesso? Chiusi in casa e impossibilitati di fatto a manifestare contro un’inarrestabile deriva autoritaria, con i social media controllati e filtrati da “commissioni” di comodo, definite anti “hate speeck”, dobbiamo attenderci che al primo comma del prossimo DPCM sia decretato l’arresto dei leader dell’opposizione, additati quali “nemici del popolo e dell’Europa”, e nel successivo decreto, la cattura di tutti loro i sostenitori, per inviarli in campi di rieducazione al Pensiero Unico?

Come affermavo in un articolo di qualche giorno fa, quando, sulla base di un fantomatico “stato di emergenza”, si iniziano a sospendere diritti costituzionalmente garantiti, si sa certamente da dove si parte, ma sicuramente non si sa dove si arriva. Specie se alla testa di tutto si trova un arrogante e presuntuoso avvocatuccio di provincia, nelle mani di “casalino”.
Da ieri sera è evidente che della ns Carta costituzionale si deve parlare al passato.

giovedì 9 aprile 2020

COVID-19 DIFFUSIONE DI UNA PANDEMIA ANNUNCIATA


Ciò che purtroppo sta accadendo in questo travagliato periodo, è la conseguenza di errori od omissioni, commessi da chi istituzionalmente ha il dovere di salvaguardare la pubblica incolumità?
Nella condotta di chi ci governa, si possono ravvisare profili di responsabilità penalmente rilevanti, in relazione alla diffusione del virus, che ha condotto alla morte prematura di migliaia di cittadini e al blocco di ogni attività produttiva, che sta determinando inesorabilmente la recessione economica più grave dal secondo dopoguerra?

Le domande di cui sopra mi frullano in testa da circa due settimane, caratterizzate dalla sospensione, per decreto e senza passaggio parlamentare, di diritti garantiti dalla ns Costituzione, al punto da configurare una situazione di “dittatura” esattamente coincidente con la definizione che si legge in un qualsiasi dizionario giuridico di detto termine, a volte usato a sproposito.

Per ragionare di questo delicato argomento, iniziamo col ricostruire sinteticamente la successione degli eventi di questa triste vicenda.
Già dal mese di dicembre 2019, era noto il rapido diffondersi, in Cina, di casi di infezione indotta da un virus influenzale polmonare, particolarmente aggressivo. Tant’è che il virus reca nel nome il numero 19, indicativo dell’anno di “scoperta”. Inoltre alcuni medici italiani, sul territorio nazionale, cominciavano a riscontrare alcune polmoniti virali, definite “atipiche” e particolarmente virulente.

Il 30 gennaio 2020 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dichiarava lo “stato di emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale”. Nonostante detta dichiarazione, e le indicazioni di scienziati all’epoca ritenuti “autorevoli” il governo italiano, nelle fasi iniziali evidentemente incerto sulle misure da adottare, disponeva misure quali l’attivazione di termo-scanner e il blocco dei voli diretti dalla Cina. Alcuni politici di opposizione, allarmati segnalavano, a loro dire, la necessità di provvedere all’immediata chiusura dei porti, nonché alla messa in quarantena di tutti i cinesi, di rientro in Italia dai festeggiamenti del loro Capodanno, rimanendo inascoltati e scatenando nei propri confronti un coro di accuse di “razzismo”.
Tre settimane dopo, mentre ormai il virus silenziosamente di stava diffondendo, il governo il 21 febbraio emanava un’ordinanza restrittiva, seguita dal decreto-legge n° 6 del 23 febbraio 2020, recante “misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”.

La ovvia espansione sempre maggiore dell’epidemia, innescata dalla iniziale esitazione, induceva il governo ad emettere il DPCM del 4 marzo 2020 e a dichiarare lo stato d’emergenza, relativo al rischio sanitario, connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili e a prevedere ulteriori misure di contrasto, sull’intero territorio nazionale, tra le quali sono elencate “la chiusura di scuole e Università fino al 15 marzo 2020, la sospensione delle attività formative, delle visite guidate etc”.
La diffusione di COVID-19, nel frattempo oltrepassati i confini inizialmente definita ad alto rischio, detta “zona rossa” comprendente alcuni comuni lombardo-veneti i cui nomi sono divenuti tristemente famosi, si espande in tutta Italia con casi in numero crescente, giorno dopo giorno. 

L’Italia, in poche settimane, diventa la prima Nazione per contagi dopo l’Asia, focolaio d’origine dell’infezione.
Difronte ad una situazione che diventa di ora in ora più grave, temendo seriamente per la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale, nella notte tra il 7 e l’8 marzo 2020 il governo decideva l’immediata chiusura della Lombardia e di altre 14 provincie del nord Italia. La notizia trapelata, diffusa facendo circolare una bozza del decreto, prima che il provvedimento fosse approvato, ingenerava il panico in coloro che si trovavano nella “zona rossa” per motivi di svago, studio o lavoro, timorosi di restare bloccati dal decreto. A quel punto centinaia di persone, senza controllo alcuno, si riversavano sui treni in partenza per il centro e il sud d’Italia, con l’intento di raggiungere le regioni d’origine.

Nella giornata del 9 marzo, dopo avere appreso dalle Autorità Sanitarie che la situazione era fuori controllo e che ciò determinava la crescita esplosiva dei casi di contagio, il governo provvedeva ad emanare il DCPM del 9 marzo 2020, col quale dichiarava l’intera Italia “zona protetta”, inasprendo le misure adottate in precedenza e aggiungendone altre, che di fatto bloccavano l’intera attività della Nazione.
Ora, non occorre essere un luminare della “virologia”, per comprendere che evidentemente qualcosa non abbia funzionato nei meccanismi decisionali, tanto da determinare una diffusione probabilmente molto maggiore del contagio che la presa delle decisioni giuste, al momento giusto, avrebbe molto probabilmente limitato il numero dei morti, non costringendo la Nazione al completo arresto delle attività produttive.

A questo si aggiunge il fatto, altrettanto evidente, che i luminari della “virologia”, consulenti del governo, brancolano nel buio più o meno come i loro omologhi, ben meno dotati di tecnologia, che si trovarono impegnati a combattere contro l’epidemia di Peste Nera nel 1350 circa.
Dal numero di morti, che di giorno in giorno ancora continua a crescere, e dalle gravissime conseguenze economiche che deriveranno dalla fase emergenziale tutt’ora in corso, e di cui non s’intravvede la fine, deriva la necessità di approfondire con rigore se sussistano profili di responsabilità penale e, nel caso si accertassero, punire in maniera esemplare, i responsabili.

Sarà poi interessante cercare di comprendere quali “strumenti” mette a disposizione il ns ordinamento, per perseguire gli eventuali responsabili una volta accertate le loro responsabilità.

giovedì 26 marzo 2020

COVID-19 L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA CIALTRONERIA


Forse è ancora presto per dirlo, ma dopo oltre due settimane di blocco progressivo dell’Italia sino alla paralisi, imposto a colpi di provvedimenti amministrativi e a Parlamento chiuso, quindi in situazione che tecnicamente possiamo definire di “dittatura invocata” - dai primi riscontri, nonostante il moderato ottimismo di qualche commentatore “allineato”, sembra che i risultati non siano affatto quelli sperati.
Del resto, sin dall’inizio di questa penosa vicenda è apparsa chiarissima l’inadeguatezza di chi si è arrogato il diritto di prendere in esclusiva le decisioni, forte di tanta cialtroneria, sostenuta da una poderosa presunzione.

Mancando personale, mezzi e materiali, per mettere in opera un serio sistema di rapida diagnosi a tappeto, con successivo tracciamento e messa in quarantena stretta dei contatti di chi risultasse positivo (detto “metodo Corea del Sud”) il governo ha optato per il “metodo cinese”, chiudendo indiscriminatamente tutti gli Italiani in casa e determinando di fatto la paralisi produttiva della Nazione.
Se questo dovesse confermarsi scarsamente efficace, sarebbe davvero allarmante, perché arrivati a questo punto le conseguenze distruttive sull’economia dell’Italia, probabilmente sono già irreversibili.

Come affermavo all’inizio di questa follia, è impossibile fermare una Nazione per più di 15 giorni. Ora si sta parlando di arrivare sino a luglio.

Mi chiedo se “Casalino” - detto “er mutanda” del Grande Fratello televisivo, che ormai, non si capisce in virtù di quale mandato, regge di fatto le sorti della Nazione - si è posto il problema di cosa succederà allorquando, finiti i magri risparmi, la massa composta dai commercianti “non essenziali”, dei liberi professionisti a partita iva, dei piccoli imprenditori etc., obbligati a rimanere a casa senza poter lavorare e quindi fatturare, esauriranno i magri risparmi e non sapranno più come nutrire la loro famiglia.

Non resta davvero che sperare che nel giro di pochi giorni, nemmeno settimane, valenti scienziati trovino un vaccino e una cura, perché se rimaniamo nelle mani di “casalino” e dei suoi cialtroni accoliti, “Dio ci salvi”.

Considerazione conclusiva: Provate un po’ a pensare se al posto del “sussiegoso” avvocatuccio di provincia, ci fosse stato Salvini, cosa avrebbe fatto la sinistra che tanto ha starnazzato sul fatto che, a loro dire il leghista avrebbe voluto udite, udite, “pieni poteri” per contrastare l’immigrazione clandestina, vera piaga di questa nostra sventurata ma bellissima Nazione?

sabato 21 marzo 2020

COVID-19 LA DITTATURA CONCLAMATA, PER LA SALVAGUARDIA DELLA SALUTE


Analizzando i provvedimenti emanati dal governo in queste ultime settimane, sotto l’assedio dal nuovo virus maligno, stiamo assistendo impotenti al lento, ma progressivo, scivolamento in un’autentica dittatura.
In virtù di un fantomatico “stato di emergenza”, causato dall’iniziale scandalosa sottovalutazione della severa problematica potenzialmente sottesa alla diffusione del virus COVID-19, un governo composto di personaggi improvvisati, dimostratisi anche e soprattutto in questo frangente, totalmente inadeguati, sta progressivamente e incessantemente ristringendo le libertà individuali, sino ad annullarle.

A ciò si aggiunge un’ulteriore restrizione del diritto di espressione, concretizzatosi nell’ultimo comunicato di AgCom che di fatto, in nome della salvaguardia della “buona informazione” comprime ulteriormente il Diritto di Espressione, sancito dall’articolo 21 della Costituzione repubblicana.

Ovviamente non si può che essere d’accordo sulla necessità dell’applicazione di misure tendenti ad ostacolare e circoscrivere, il più possibile, la diffusione di un virus, su cui tra l’altro si sentono esprimere le più disparate opinioni da parte di “esperti” più o meno accreditati, però l’affidamento di fatto di poteri illimitati ad un governo che ha manifestato la sua totale inadeguatezza, in assenza di un pur rapido passaggio parlamentare, stante il Parlamento, tagliato fuori dalla paura del contagio, ha già determinato l’instaurazione di una vera e propria dittatura intenta a restringere, sino ad annullarle, le libertà fondamentali dell’individuo.

Come si può interpretare il divieto di uscita di casa in solitudine o opportunamente distanziati, per fare una semplice passeggiata o una pedalata in campagna? Quale rischio di contagio si corre se si porta a spasso il cane, in solitudine, oltre i 200 metri da casa?

L’applicazione del “modello cinese” – sviluppato per l’appunto in Cina, noto stato totalitario d’impronta comunista - all’Italia, dove vige una Costituzione democratica che considera un valore fondante la salvaguardia di alcune libertà individuali - in nome della salvaguardia della salute collettiva, giustifica la revoca “sine die” di Diritti costituzionali considerati, sino a pochi giorni addietro, inalienabili?
Il concetto di “proporzionalità” al rischio, delle misure applicate per la “mitigazione” di quest’ultimo, è nei fatti del tutto ignorata.
 
Ciò ha determinato il progressivo scivolamento in un’autentica dittatura, nel senso letterale e classico del termine.

Ciò è gravissimo in sé, in quanto non è dato di conoscerne il termine, in quanto appare difficile immaginare come e quando si ritornerà allo stato precedente, ma soprattutto perché esso costituisce un precedente gravissimo del tutto sconosciuto al nostro ordinamento repubblicano.

Una riflessione s’impone anche a proposito della situazione economica che, nel perdurare “sine die” di queste sproporzionate misure invocate dall’isteria collettiva, è evidente avrà ripercussioni durissime, su moltissime famiglie che, a breve, è ragionevole prevedere, non avranno i mezzi di sostentamento minimi, innescando, con ogni probabilità disordini la cui portata potrebbe essere al momento attuale inimmaginabile ma potenzialmente travolgente.

È proprio il caso di concludere che “nulla sarà mai più come prima”, non solo dal punto di vista economico, in un sistema basato su di un’insostenibile globalizzazione che ha evidentemente fallito ogni suo obiettivo.
“mala tempora currunt, sed peiora parantur”.