Mano a mano che i
giorni passano, e dall’8 marzo ne sono trascorsi 81, si fa sempre più chiara la
sconcertante verità. Il mondo è caduto ostaggio della più grande “bufala”
planetaria, generata dall’isteria collettiva auto-indotta, e sostenuta dai
media.
È tutt’ora difficile
riuscire a scambiare opinioni sull’argomento, a meno che non se ne abbia una visione
strettamente conformista, nella maggior parte dei casi si suscitano reazioni
ironiche o infastidite, di chi oramai è caduto preda della follia collettiva e
ostinatamente rifiuta di aprire la mente.
Nella fase iniziale di
diffusione del virus, la stragrande maggioranza della popolazione mondiale
avvertendo un’insicurezza angosciosa, alimentata dal brancolare nel buio dei
sedicenti esperti, ha preteso dai propri governi risposte e decisioni chiare. In
assenza di precise e ferme prese di posizione, spinta dalla paura, ha invocato
ed accettato misure che in alcune nazioni, tra cui l’Italia, hanno sospeso di
fatto la Costituzione, arrivando per la prima volta a limitare libertà
individuali ritenute sino a poco prima, fondamentali ed assolutamente “intangibili”.
Sull’onda dell’isteria
collettiva, i vertici governativi, colti di sorpresa nella totale
impreparazione, preoccupati per l’iniziale sottovalutazione di un fenomeno
praticamente sconosciuto, hanno agito in maniera assolutamente caotica e
disordinata.
Mentre sedicenti “scienziati”
da talk show, che in realtà nulla o quasi avevano capito dell’insidioso microrganismo,
pontificavano sull’esigenza di contrastarne con “ogni mezzo” la diffusione, almeno
sino alla sintesi di un vaccino e di un trattamento efficace; i medici in prima
linea, con “le scarpe di cartone”, sacrificando in molti casi la propria vita,
applicavano terapie sbagliate, che provocavano la morte di migliaia di poveri
malcapitati, perlopiù già afflitti da gravi patologie preesistenti.
Le poche autopsie,
effettuate quasi clandestinamente, evidenziano la morte per embolia polmonare,
provocata dall’intubazione e dalla conseguente ventilazione forzata.
I dati disponibili
parlano ormai chiaro, nella fase dell’emergenza, durata circa due mesi, sono
stati compiuti errori drammatici, da ottimi medici, che purtroppo non
conoscendo la malattia hanno agito il più delle volte in modo controproducente.
Questo ha alimentato la psicosi. I media, a scopo “commerciale”, hanno
amplificato la paura, drammatizzando la narrazione in modo spropositato,
mostrando file di camion militari che nottetempo trasportavano le bare al crematorio.
Mostrando le corsie d’ospedale ingombre di poveri malti intenti ad esalare
faticosamente l’ultimo respiro, assistiti da medici e paramedici stravolti
dalla fatica e riversi sfiniti su tavoli e seggiole, nei rari momenti di pausa.
Una narrazione
drammatizzata in modo parossistico, che ha determinato un’indignata ed isterica
caccia all’untore. Spesso identificato in un solitario “runner” sorpreso a
correre da solo sulla spiaggia, inseguito da motovedette, droni, auto e moto
delle Forze dell’Ordine. Anziani signori usciti da casa per approvvigionare la
dispensa vuota, multati spietatamente da vigili locali sceriffi, etc., etc.
Il tutto accompagnato
dalla presenza invasiva e quasi quotidiana del Presidente del Consiglio dei
Ministri, eterodiretto da “casalino”, che con le sue invadenti conferenze a
reti unificate, prive di ogni contraddittorio, sparava proclami, promettendo
inesistenti somme favolose, dispensate munificamente a titolo di “aiuti” per
sostenere “i bisognosi”, la stragrande maggioranza dei quali ancora attendono
di vedere un solo soldo.
Ostinatamente fedeli
alla cupa profezia: “nulla sarà mai più come prima” anche la famigerata “fase 2”,
da poco iniziata, risente dell’ondata di follia nel frattempo ingigantitasi ed
autoalimentatasi.
Le scuole continuano a
restare chiuse e si discute “se” farle riaprire a settembre o proseguire con la
“didattica a distanza”. Dopo lunghe lotte condotte sul territorio da
amministratori locali coraggiosi, qualche attività sta riprendendo, ma con
limitazioni draconiane, tanto da dissuadere i gestori, nella maggior parte dei
casi, dal riaprire, visto che le limitazioni, unite ai costi di riapertura non
consentirebbero più all’attività di assicurare un minimo margine, che
giustifichi la sopravvivenza dell’attività.
Nel frattempo però, i
medici, messi da parte i “consigli” degli incompetenti “virologi” da talkshow,
hanno escogitato ed applicato efficaci protocolli di cura in grado da limitare
le perdite, determinando una drastica diminuzione dei morti.
Agli storici, tra
qualche anno il compito di analizzare i dati statistici raccolti, che già oggi,
evidenziano quanto il fenomeno sia risultato ingigantito in modo incredibile.
Attualmente è ancora
presto per valutare oggettivante i danni incalcolabili, generati da questa
ondata di follia collettiva. Una cosa però è certa, nel giro di qualche mese,
presumibilmente all’inizio dell’autunno, inizieranno a risentirsene gli effetti
sull’economia reale. Apparirà quindi profilarsi inesorabile un panorama desolato
di macerie fumanti. L’Italia sarà inevitabilmente preda della peggiore
recessione economica dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.
Allora la massa di coloro che invocavano il “lockdown” ad oltranza, forse capirà il danno che ha fatto.