sabato 21 marzo 2020

COVID-19 LA DITTATURA CONCLAMATA, PER LA SALVAGUARDIA DELLA SALUTE


Analizzando i provvedimenti emanati dal governo in queste ultime settimane, sotto l’assedio dal nuovo virus maligno, stiamo assistendo impotenti al lento, ma progressivo, scivolamento in un’autentica dittatura.
In virtù di un fantomatico “stato di emergenza”, causato dall’iniziale scandalosa sottovalutazione della severa problematica potenzialmente sottesa alla diffusione del virus COVID-19, un governo composto di personaggi improvvisati, dimostratisi anche e soprattutto in questo frangente, totalmente inadeguati, sta progressivamente e incessantemente ristringendo le libertà individuali, sino ad annullarle.

A ciò si aggiunge un’ulteriore restrizione del diritto di espressione, concretizzatosi nell’ultimo comunicato di AgCom che di fatto, in nome della salvaguardia della “buona informazione” comprime ulteriormente il Diritto di Espressione, sancito dall’articolo 21 della Costituzione repubblicana.

Ovviamente non si può che essere d’accordo sulla necessità dell’applicazione di misure tendenti ad ostacolare e circoscrivere, il più possibile, la diffusione di un virus, su cui tra l’altro si sentono esprimere le più disparate opinioni da parte di “esperti” più o meno accreditati, però l’affidamento di fatto di poteri illimitati ad un governo che ha manifestato la sua totale inadeguatezza, in assenza di un pur rapido passaggio parlamentare, stante il Parlamento, tagliato fuori dalla paura del contagio, ha già determinato l’instaurazione di una vera e propria dittatura intenta a restringere, sino ad annullarle, le libertà fondamentali dell’individuo.

Come si può interpretare il divieto di uscita di casa in solitudine o opportunamente distanziati, per fare una semplice passeggiata o una pedalata in campagna? Quale rischio di contagio si corre se si porta a spasso il cane, in solitudine, oltre i 200 metri da casa?

L’applicazione del “modello cinese” – sviluppato per l’appunto in Cina, noto stato totalitario d’impronta comunista - all’Italia, dove vige una Costituzione democratica che considera un valore fondante la salvaguardia di alcune libertà individuali - in nome della salvaguardia della salute collettiva, giustifica la revoca “sine die” di Diritti costituzionali considerati, sino a pochi giorni addietro, inalienabili?
Il concetto di “proporzionalità” al rischio, delle misure applicate per la “mitigazione” di quest’ultimo, è nei fatti del tutto ignorata.
 
Ciò ha determinato il progressivo scivolamento in un’autentica dittatura, nel senso letterale e classico del termine.

Ciò è gravissimo in sé, in quanto non è dato di conoscerne il termine, in quanto appare difficile immaginare come e quando si ritornerà allo stato precedente, ma soprattutto perché esso costituisce un precedente gravissimo del tutto sconosciuto al nostro ordinamento repubblicano.

Una riflessione s’impone anche a proposito della situazione economica che, nel perdurare “sine die” di queste sproporzionate misure invocate dall’isteria collettiva, è evidente avrà ripercussioni durissime, su moltissime famiglie che, a breve, è ragionevole prevedere, non avranno i mezzi di sostentamento minimi, innescando, con ogni probabilità disordini la cui portata potrebbe essere al momento attuale inimmaginabile ma potenzialmente travolgente.

È proprio il caso di concludere che “nulla sarà mai più come prima”, non solo dal punto di vista economico, in un sistema basato su di un’insostenibile globalizzazione che ha evidentemente fallito ogni suo obiettivo.
“mala tempora currunt, sed peiora parantur”.

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