sabato 29 dicembre 2007

SALUTO DI FINE ANNO

Si chiude un anno difficile, fatto di politicaccia stentata, caratterizzato da un governo inadeguato che ha acuito ogni difficoltà, senza risolvere alcun problema. Il discorso di Prodi lascia esterrefatti per l'assoluta irrealtà.

Le premesse per il nuovo anno sono pessime, ma certamente qualcosa deve cambiare, questi incapaci velleitari non possono continuare a distruggere il Paese, mantenendolo nella palude pur di protrarre il loro ultimo periodo di potere.

Sul piano personale, l'anno che si apre sarà foriero di notevoli cambiamenti degni d'essere affrontati con entusiasmo e grande energia.

Ad ogni modo, BUON ANNO A TUTTI.

giovedì 27 dicembre 2007

DINI, HAI ROTTO LE SCATOLE!

Il gioco che sta facendo Dini è davvero stupido. A più riprese urla e strepita contro un governo, realmente indegno, anche se poi puntualmente, al momento di confermargli la fiducia, il suo voto non manca mai. Sarebbe meglio se la smettesse di fare queste inutili ed irritanti esternazioni che perquanto condivisibili, non venendo portatate alle estreme e logiche conseguenze, sono destinate a rimanere degli sciocchi rumori che si disperdono nel brusio di fondo.

sabato 22 dicembre 2007

AUGURI E SALUTI

Come ampiamente previsto anche quest’anno abbiamo la nostra bella “finanziaria” di sinistra. Dopo le urla e gli strepiti degli alleati di maggioranza, le minacce di Dini, i dictat di Diliberto e Giordano, tutti a votare la fiducia, con l’aiuto indispensabile delle “auguste cariatidi”, un’altra “finanziaria” di rapina che aumenta la spesa e non taglia gli sprechi.

La Spagna ci sorpassa, la Grecia ha già la freccia lampeggiante e a noi tocca sorbirci Prodi e i compagniucci al cachemire.

È proprio vero, ognuno ha quel che merita.

Buone feste a tutti e arrivederci l’anno prossimo.

sabato 15 dicembre 2007

L'ITALIA PAESE TRISTE?

Non sono d'accordo col New York Times. Un paese dove, grazie ad un'esigua minoranza di "coglioni orgogliosi d'esserlo", governano degli incapaci in malafede, non è un paese triste, è un paese sfortunato. Ma, sicuramente, verranno tempi migliori.

venerdì 14 dicembre 2007

SULLA VISITA DEL DALAI LAMA

Il disgustoso spettacolo di vigliaccheria, messo in scena dal moribondo geverno Prodi, in occasione della visita del Dalai Lama é veramente imbarazzante. Mancare l'occasione di esprimere solidarietà e sostegno al leader di una nazione pacifica, da oltre quarant'anni brutalmente occupata dalla Cina comunista, è destinata a rimanere una macchia indelebile.

martedì 11 dicembre 2007

TOGLIATTI, IL MIGLIORE?

In questi giorni è d’attualità parlare di “Cosa rossa”, intendendo, con questo termine, una sorta di raggruppamento di partitini che vantano orgogliosamente la discendenza diretta dal Partito Comunista Italiano. Hanno anche celebrato una sorta congresso di fondazione. L’avvenimento mi stimola a ripubblicare un post, scritto qualche anno fa e pubblicato sul vecchio KAVDAX, che tratteggia la figura del co-fondatore di quel mostro storico che fu il P.C.I.

La lettura di quanto segue può essere istruttiva per comprendere i paradossi della Storia, specie se si riflette sul fatto che ad un simile spregevole pendaglio da forca sono intitolati vie, piazze e viali della nostra Italia.



Il “Migliore” o Compagno Ercoli, al secolo Palmiro Togliatti, è ormai accertato che fu quella che brillantemente venne definita una meteora triste e tragica che attraversò il XX secolo. Operò in buona parte d’Europa e soprattutto in Unione Sovietica - nazione della quale assunse la cittadinanza - come dirigente d’alto rango del Komintern.

«E’ per me motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere dieci volte più del migliore italiano». (XVI Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica, pagina 185 del resoconto stenografico dell’intervento di Palmiro TOGLIATTI)


Fondatore, insieme ad Antonio Gramsci, suo amico e compagno di studi a Torino, del Partito Comunista d’Italia fondato a Livorno nel 1921, dimostrerà sin dall’inizio quel cinismo che fu tratto caratteristico del suo infido carattere abbandonando al suo destino il ben più idealista compagno d’avventure intravedendo in lui, con ogni probabilità, un pericoloso concorrente per la guida del partito del quale diventerà l’incontrastato ed incontrastabile dominatore. Togliatti percorre inarrestabile una buona metà del secolo scorso, senza che il minimo dubbio lo sfiori, un ripensamento lo incrini, la cultura ne faccia vacillare qualche certezza: eroe eponimo nella nomenklatura sovietica del Terrore.Al termine della seconda guerra mondiale - oltre a decretare, nei fatti, la condanna a morte di gran parte dei reduci dell’ARMIR prigionieri in Russia - sebbene sia ampiamente nelle sue facoltà intervenire in favore degli italiani dell’Istria non muove un dito condannando centinaia di italiani all’infoibamento perpetrato con metodica efficienza dai feroci partigiani guidati dal maresciallo Tito - non solo nei confronti di ex Fascisti, ma anche di semplici italiani colpevoli solo di essere italiani - prima e dopo la fine del conflitto.
«Se un buon numero di prigionieri morirà in conseguenza delle dure condizioni di fatto non ci trovo assolutamente nulla da dire. Anzi, il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini e soprattutto la spedizione contro la Russia si concludano con una tragedia, con un lutto personale, è il migliore, il più efficace degli antidoti. Io non sostengo che i prigionieri si debbano sopprimere, ma nelle durezze oggettive che possono provocare la fine di molti di loro, non riesco a vedere altro che la concreta espressione di quella giustizia che il vecchio Hegel diceva essere immanente in tutta la storia». (risposta di Palmiro TOGLIATTI alle sollecitazioni di quanti gli chiedevano di intercedere presso Stalin, a favore dei reduci di guerra italiani prigionieri in Unione Sovietica)

Nel dopoguerra, rientrato nella tanto disprezzata Italia, dove pochi anni prima si sentiva un “miserabile mandolinista”, si mette subito al lavoro. Tutto si può dire del “Migliore” fuorché che non fosse un infaticabile lavoratore. Partecipa alla stesura della Carta Costituzionale della neonata Repubblica, sino al 1947, ricopre incarichi ministeriali, dirige il partito e in parallelo si dedica alacremente all’infaticabile lavoro di promozione culturale e di produzione editoriale (Einaudi, Feltrinelli, Fondazione Gramsci) gettando le solide basi della grande mistificazione operata dalla storiografia ufficiale. E’ costretto ad accettare che nella logica di spartizione delle zone di influenza decisa prima della fine del conflitto all’Italia fosse riservato un destino diverso da quello toccato all’est. Questo fa sì che non possa ottenere l’aiuto sovietico ad un rivolgimento violento del nostro Paese. Di conseguenza deve rinunciare ad attuare la tanto agognata rivoluzione che ci avrebbe aggiogato all’impero del terrore dispoticamente dominato dal suo fraterno amico e mentore, il “Piccolo Padre” noto al mondo anche col sopranome di Stalin, uno dei più grandi criminali della Storia, al cui confronto il pur criminale Adolf Hitler fa la figura di un bambino pescato con le mani nel barattolo della marmellata.La lettura dei documenti conseguente all'apertura degli archivi segretissimi del KGB, oltre a documentare impietosamente quanto sopra, dimostra ampiamente che il Partito Comunista italiano era un alleato ferreo della politica sovietica e che tutto è cominciato da lui il compagno Ercoli. L’opera è stata degnamente proseguita dai suoi degni successori. Il PCI è stato complice dei massacri perpetrati nel nome di Stalin, ed è sopravissuto, col suo imponente apparato, grazie ai finanziamenti ricevuti da Mosca. Ma questo è un altro filone della Storia.
A tal proposito concludo col testo del telegramma inviato in occasione della morte di Stalin da un certo Enrico Berlinguer - futuro segretario del PCI - nel 1953 presidente della Federazione mondiale della gioventù democratica:
" A nome tutta gioventù italiana, ispirandoci insegnamento immortale grande scomparso, assumiamo solenne impegno di dare tutte le nostre energie per tenere sempre alta la bandiera di Stalin ”. Oltre a provare i brividi per le scellerate parole, non posso fare a meno di chiedermi con quale sfacciataggine si sia arrogato il diritto di parlare a nome di tutta la gioventù Italiana.
Lascio al lettore il giudizio se Togliatti, alla luce di quanto sopra, meriti o meno la definizione “celebrativa” di “grande personalità e padre costituente” . Personalmente ritengo che un simile bieco e tragico personaggio avrebbe, lui sì, meritato la fine che fu riservata, al suo più grande antagonista in un lugubre mattino di fine aprile del 1945.

Ma questo è un altro paradosso della Storia.

domenica 9 dicembre 2007

MUCILLAGINE SOCIALE

I danni provocati dalla mentalità imposta dopo la fine del secondo conflitto mondiale sono oggi drammaticamente evidenti.

Il lavoro capillare, svolto con alacrità, dell’intellighenzia comunista, volto a cancellare irreversibilmente l’identità nazionale italiana, grazie alla complice ignavia delle altre organizzazioni antifasciste e “resistenziali”, ha prodotto la dolorosa situazione di sradicamento che oggi caratterizza la società italiana. Prima conseguenza il “tutti contro tutti”. Da noi non esiste traccia del concetto di “interesse nazionale”, che sta alla base di ogni nazione, sia essa più o meno evoluta. Altra terribile conseguenza il fatto di esporci, praticamente indifesi, all’invasione dei “barbari” che premono alle frontiere e si infiltrano inesorabilmente.

Tanti gli esempi che è possibile citare. Gli Stati Uniti, all’indomani dell’11 settembre, vale per tutti. È conosciutissimo il profondo senso d’identità che rende i francesi profondamente orgogliosi di appartenere alla loro nazione. Per non parlare degli inglesi.

Nella nostra Nazione, per lunghi anni l’orgoglio patrio è stato considerato una vergogna. La nostra bandiera, un cencio. L’inno nazionale una canzonaccia neppure degna d’essere non dico cantata ma addirittura ascoltata. Tutto questo è stato imposto, con freddo calcolo politico, per far sì che venisse sradicato il ricordo del periodo in cui, grazie all’impulso fornito dal Fascismo, l’Italia, da povera nazione sottosviluppata, nel breve volgere di una quindicina d’anni diventò una delle principali nazioni industrializzate, capace di svolgere un ruolo di altissima rilevanza sulla scena internazionale.

Durante quel periodo, l’Orgoglio Patrio era veramente un sentimento forte. Il “sentire comune” era concentrato intorno a un patrimonio di Valori condivisi. Fanno sorridere le falsità imposte della storiografia ufficiale che parla di dittatura ferrea, di consenso estorto con il bastone e l’olio di ricino.

Dopo la tragica fine del conflitto è cominciato lo smantellamento di valori che ha condotto la nostra compagine sociale all’attuale sfacelo morale.

sabato 8 dicembre 2007

RAPPORTO CENSIS

Il rapporto pubblicato oggi dal CENSIS fotografa una situazione veramente desolante. Il progressivo scadimento delle condizioni di vita è evidentissimo. Viene da sorridere amaramente ricordando le vane parole di Prodi, pronunciate con l'eterna espressione ebete, per promettere finalmente un avvenire felice ben governato dalla sinistra.

giovedì 6 dicembre 2007

ACCANIMENTO TERAPEUTICO

L'accanimento col quale questo screditato governo cerca malamente di reggersi in sella ad ogni costo, in totale spregio del bene della Nazione, è la prova evidente della puerile inadeguatezza di una sinistra che sta dando veramente il peggio di sè.

domenica 2 dicembre 2007

INTEMPERANZE MUSSULMANE

Non pessiedo un cane, ma se un giorno decidessi di acquistarlo, a questo punto, mi sentirei obbligato a chiamarlo Mohamed.

venerdì 30 novembre 2007

PERCHE PRODI E' PRODI


Ogni volta che vedo o ascolto Prodi, non posso fare a meno di chiedermi se l'Italia meriti d'essere rappresentata da un simile cerebroleso.



QUANTO ENTUSIASMO SMORZATO

Ancora una volta il Cav., sull’onda emotiva, ha fatto un proclama che poi è stato indotto a mitigare. La “sparata” di piazza San Babila è destinata a restare famosa per lo slancio di entusiasmo suscitato lì per lì, a cui è seguito un assestamento caldeggiato da chi, con grande preoccupazione, ha ravvisato, nella boutade del leader un serio pericolo per la propria posizione, guadagnata, è anche lecito pensare, a forza di robusti colpi di lingua.

In effetti chiudere un partito come Forza Italia dall’oggi al domani, non è operazione semplice, ma l’ipotesi della coesistenza delle due organizzazioni in parallelo, è un segnale di compromesso che nuoce gravemente al morale della “truppa”.

In questo si ravvisa un preoccupante segno di influsso di una mentalità “democristiana”, per eccellenza incline alla mediazione e al compromesso, che ha prevalso sullo spirito da “rivoluzione Futurista” impresso dalla prima estemporanea dichiarazione.

Peccato! L’ennesima occasione perduta, dalla Destra, per ripartire di slancio.
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lunedì 26 novembre 2007

UN DEGNO EROE A CUI INTITOLARE UN'AULA DEL SENATO

Nel seguito uno stralcio della relazione ufficiale dell’autopsia sul corpo di Carlo Giuliani.

PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI GENOVA
Proc. n. 13021/01121 (Fonte: Internet)
FEGATO: (...) Quadro complessivo di epatite cronica
persistente con focali segni di attività.
(...)
4) I DATI DEGLI ESAMI CHIMICO-TOSSICOLOGICI
(...) risulta che nel sangue di Carlo Giuliani fossero esclusivamente presenti tracce di Metadone. Non si
riscontrava invece la presenza di eroina, cocaina, anfetamine, barbiturici, benzodiazepinici ed alcool.
(...)
I complementari esami istologici, (...), dimostravano quadro complessivo di epatite cronica persistente, con focali segni di attività.
Gli esami chimico-tossicologici evidenziavano la presenza di metadone in tracce nel sangue del soggetto.

Da quanto sopra appare evidente che abbiamo un’aula del Senato dedicata ad un tossico e di questo possiamo ringraziare i soliti compagnucci tanto amanti del cachemire, gli stessi che hanno sputato sul cadavere di, Fabrizio Quattrocchi, reo d’essere morto con grande dignità ucciso dalle belve islamiche.
Onore a Quattrocchi!

domenica 25 novembre 2007

NAPOLITANO E "LA BAMBINA CONTRO STALIN"

Una notizia apparsa a pagina 19 del “Corriere della Sera” di ieri, 23 novembre 2007, ha attirato la mia attenzione. Il titolo del breve articolo: "L’incontro di Napolitano con la bambina contro Stalin”. La “Bambina contro Stalin” è la signora Luciana, figlia di un comunista, tal Gino de Marchi, fucilato da Stalin nel ’38. la lotta della signora, per riabilitare la figura del padre, pare sia durata 70 anni.

Inevitabili le seguenti sintetiche considerazioni:

1) per quanto si possa comprendere che l’amore filiale costringa ad atti poco razionali, sorge spontaneo chiedersi se la signora si sia mai chiesta cosa il padre potesse aspettarsi da quella bestia feroce di Stalin.

2) In realtà la domanda è retorica e la risposta è semplice. Se il padre era comunista, a quell’epoca era sicuramente convinto che l’Unione Sovietica fosse un paradiso in terra e Stalin il vero messia del riscatto del proletariato. (Convinzione per altro diffusa sino al crollo del Muro e ancora condivisa da numerosi “Rappresentanti del Popolo”, amanti del cachemire, che siedono e presiedono, l’attuale Parlamento). Lecito quindi affermare che egli si sia reso conto, troppo tardi, e a sue spese, del proprio tragico errore. Valida a tal riguardo la massima: “chi è causa del suo mal, pianga se stesso".

3) Cosa ancor più rimarchevole, il fatto che la signora si sia recata da Napolitano, immagino in cerca di comprensione e di solidarietà, che ha puntualmente ottenuta. Ora, pensando al passato del Presidente, allineato supinamente ai dettami dell’URSS anche nel periodo di regno del feroce dittatore sovietico, tale gesto appare, a dir poco, paradossale.

4) Quale corollario, evito di commentare la faccia di bronzo del Presidente Napolitano che, ben lungi dal sottrarsi all’imbarazzante commedia, secondo il resoconto giornalistico, pare si sia comportato nel seguente modo: “Il Presidente si è commosso ed ha riaffermato l’importanza di trasmettere ai giovani la memoria di chi ha lottato contro i totalitarismi. Ha assicurato che andrà a Fossano, a visitare il paese natale di De Marchi”.

Poi c’è chi ha il coraggio di stupirsi la nostra povera Italia vada inarrestabilmente alla deriva.

sabato 24 novembre 2007

UN "PREZIOSO" LIBRO SUL COMUNISMO

Il “prezioso” volume, di cui si sentiva davvero la mancanza, è il frutto della fatica intellettuale di Marco Rizzo, uno dei leaders del Partito dei Comunisti Italiani. Ho avuto il piacere di scorrerlo, grazie ad un amico che me lo ha trasmesso via mail, devo ammetterlo, non lo avrei mai acquistato.

Nel libro, dal significativo titolo, “Perché ancora comunisti”, edito da Baldini e Castaldi Dalai editore, il fine teorico allinea una serie di concetti da archeologia ideologica già dimessi dai suoi predecessori alla metà del ‘900.

Su questo nulla da dire. Del resto, riuscir ad elaborare qualcosa di originale su di un simile argomento sarebbe praticamente “missione impossibile” anche per menti ben più evolute di quelle del povero politico dal testone lucido che, forte dei suoi esordi da magazziniere, senza nulla voler togliere alla rispettabilissima categoria, meglio farebbe ad allinear scatoloni, su polverose scansie, piuttosto che dilettarsi in analisi filosofiche di grana grossa.

La cosa che sconcerta, oltre a far tenerezza, è che l’autore deve nutrire la convinzione di aver espresso, in quelle sudate righe, non solo concetti degni d’essere divulgati, quanto piuttosto una serie di verità tali da sostenere, in modo esaustivo, la validità della scelta d’esser, ancor oggi, comunisti.
Ma, si sa, la presunzione è sin troppo spesso la miglior alleata della più crassa stupidità, e il nostro Onorevole Rizzo, dà piena evidenza, d’esserne un impareggiabile esempio.

martedì 20 novembre 2007

Post n° 00

Sono giorni strani per la Destra. Berlusconi, con la sua solita abilità di consumato uomo di marketing, spiazzando ex alleati ed avversari, facendo un balzo in avanti, si scrolla di dosso la beghe di bottega, i lacci imposti da alleanze soffocanti. L'intento è evidente, catalizzare intorno a se tutti coloro i quali, e sono tanti, da tempo mal sopportano le divisioni, crea un contenitore nel quale chi accetta i principi di base sarà il benvenuto.


Operazione indubbiamente coraggiosa che, se sarà sostenuta da un po' di fortuna, potrebbe apportare una ventata di novità nel grigio panorama politico nazionale, da poco leggermente movimentato dalla forndazione del PD. Le defferenze sono evidenti. L'operazione tentata da Berlusconi è porta impressa, essendone la diretta emanazione, il carisma del capo e tutta la sua pazza energia. L'operazione gestita dalla sinistra è invece il frutto di un'idea debole e tale resterà-


Staremo a vedere. La cosa importante sarà, fare una seria legge elettorale in grado di rendere governabile il Paese e poi mandare a casa quest'accolita di giullari.


Una cosa è certa: ne vedremo delle belle...

Post n° 0

Buongiorno,
Questo è il mio primo post su questa piattaforma. Tra poco traslocherò qui.