lunedì 29 settembre 2008

UN VENTO IMPETUOSO SOFFIA SULL'EUROPA

La clamorosa affermazione, in Austria, dei due partiti della Destra radicale, rende sempre più evidente l'esigenza, avvertita in Europa, di arginare la deriva lassista imposta dalle politiche irresponsabili per anni imposte dalla sinistra, in nome dell'accoglienza ad ogni costo, della multiculturalismo quindi, in definitiva, della cancellazione di radici, valori e specificità culturali tipiche del nostro continente. Questa chiara inversione di tendenza segna la netta sconfitta di una politica debole alimentata da un pensiero ancor più debole.

venerdì 26 settembre 2008

VELTRONIANA PUERILITA'

Da anni, vado affermando l'assoluta nullità caratteriale e politica del'attuale leader del PD. Però, le ultime affermazioni - tendenti a rivendicare un ruolo importante nella chiusura della trattativa Alitalia, per scelta di termini, tempi e modi, dimostrano un infantilismo davvero imbarazzante.

sabato 20 settembre 2008

COMINCIANO I RIPENSAMENTI

Se dipendesse da me, risponderei: “troppo tardi”, ai tentativi di Epifani e compagnucci vari, di riprendere la trattativa con C.A.I.

Chiunque ha il diritto di essere stupido, ma ha anche il dovere di pagarne duramente le conseguenze.

Una soluzione potrebbe essere che C.A.I. fondasse una nuova compagnia, con personale reclutato ex-novo, a condizioni di mercato, abbandonando al proprio destino il “carrozzone” destinato ad affondare con a bordo il personale che ha entusiasticamente plaudito al fallimento della trattativa.

venerdì 19 settembre 2008

CLAMOROSO AUTOGOL DELLA CGIL

Premessa: stiamo parlando di Alitalia, una compagnia aerea, dal passato prestigioso, devastata dalla cattiva politica, sostenuta dal peggior clientelismo, di matrice “prima repubblica”. Una società tecnicamente morta da almeno 10 anni, che ogni governo ha artificiosamente sostenuto con poderose iniezioni di denaro pubblico, solo e soltanto per evitare di mettere la mano nel vespaio. Feudo super sindacalizzato di personale super-privilegiato che ha causato, con la complicità di un management incapace, quanto disonesto, una situazione di “coma irreversibile”.

La storia recente è da tutti conosciuta. Il maldestro tentativo di svendita ad Air France, architettato dall’agonizzante governo Prodi, l’opposizione dei sindacati al piano di ristrutturazione, la fuga della compagnia francese anche caldeggiata dal futuro nuovo governo.

L’angosciosa vicenda prosegue col nuovo governo, appunto, che si fa carico di cercare una soluzione alternativa che salvaguardi l’”Italianità” della Compagnia di Bandiera, questo per ragioni di prestigio, ma soprattutto per salvaguardare gli interessi italiani in campo turistico, comparto strategico per la nostra economia, sottoposta all’aggressiva concorrenza, guarda il caso, della Francia.

Contro ogni previsione, e con sonoro scorno, di una sinistra, nel frattempo sempre più in crisi di idee e di consenso, il” Berlusca” trova una cordata di imprenditori, ripeto, imprenditori, non dame di carità, che, vista la situazione, valutati i conti, tracciato un piano, fanno una proposta.

La proposta, vista la situazione nel frattempo diventata drammatica, non può prescindere da un costo doloroso, come ogni ristrutturazione aziendale, ma soprattutto deve assolutamente prevedere una netta discontinuità con la mala gestione precedente. Quindi, oltre ad un'inevitabile riduzione di personale - che verrebbe comunque sostenuto da lauti ammortizzatori e condotto per mano ad nuovo impiego - prevede ritocchi al ribasso degli stipendi e aumenti di produttività. Giova ricordare che stiamo parlando di lavoratori coccolati, per decenni, con costosi privilegi tipici di un’impresa statale. Semplici misure dettate dal buonsenso, alle quali la cordata concede, a seguito di estenuanti trattative, modifiche migliorative, non trascurabili, volute dai rappresentanti sindacali.

Appare evidente, sin dalle prime battute, la pressione della sinistra che pur di evitare l’ennesimo trionfo berlusconiano, con ulteriore balzo in avanti dei sondaggi, non lesina sforzi per far fallire l’intesa. Agile strumento di questo gioco allo sfascio, la CGIL che col suo insopportabile leader Epifani, si schiera dalla parte dei piloti che continuano pervicacemente a rimanere sulle loro posizioni, di difesa ad oltranza dei loro privilegi.

La cordata di imprenditori, valutata la situazione e considerata l’irremovibile impuntatura, decide che non ci sono le possibilità per siglare l’accordo e ritira la proposta di acquisto.

La CGIL resta, come si usa dire, col cerino in mano, se non altro perché gli acronimi dei sindacati dei piloti, non se li ricorda nessuno.

Cosa fare ora dei 20.000 dipendenti? In un paese serio, pagato l’ultimo stipendio, saldato il TFR e le eventuali ferie arretrate, li si saluterebbe, senza nemmeno parlare di cassa integrazione o ammortizzatori sociali di sorta. Loro hanno voluto il fallimento, rifiutando una proposta che avrebbe riportato l’impresa in attivo salvaguardando la grande maggioranza di posti consentendo ai colleghi espulsi ampi e succulenti ammortizzatori? Ne paghino le conseguenze, facendo come i brookers della banca d’affari americana che in poche ore hanno messo tutto nel loro scatolone e, senza battere ciglio, si stanno dando daffare per cercare un lavoro, accettando nel frattempo di fare il pizzaiolo o il tassista, pur di sbarcare il lunario.

Qui da noi vedremo. Certamente chi è tanto sconsiderato da mandare all’aria una soluzione come quella proposta, plaudendo al fallimento, pretende in modo naturale di essere sostenuto a spese della collettività.

Stupido chi gli concederà questa possibilità e fessi noi che pagheremo.

martedì 16 settembre 2008

L'ONOREVOLE FINI TENGA PER SE LE OPINIONI PERSONALI

L’opinione espressa da Fini, “la destra italiana deve riconoscersi nell’antifascismo”, è un’opinione esclusivamente personale, che si somma alla frase pronunciata in Israele, “il Fascismo fu il male assoluto”, dettata da puro opportunismo politico. Frase infelice che viene puntualmente riproposta per chiederne conferma ad ogni politico di destra che ricopra cariche istituzionali.

Nel rispetto delle opinioni personali, occorre chiarire che la sua posizione è inaccettabile, innanzi tutto perché il Fascismo, storicamente, non fu affatto “il male assoluto”, bensì fu un regime, che - inserito in un preciso periodo storico, fine della Grande guerra, depressione economica, bolscevismo dilagante etc., dal quale sarebbe intellettualmente disonesto prescindere – utilizzando i metodi tipici delle rivoluzioni, soppiantò con decisione il vecchio regime liberal-borghese, già in assoluta crisi di efficienza e di credibilità, consolidatosi rapidamente, con ampio consenso, in un’Italia arretrata, sia dal punto di vista sociale che economico, determinandone in pochi anni un solido sviluppo. Trasformando un arretrato paese agricolo in una moderna potenza industriale elevata, da allora, al livello delle più grandi nazioni mondiali.

Il prezzo da pagare, al fine di poter raggiungere tali ambiziosi obiettivi, essenzialmente volti a consolidare la grandezza della nazione, in un’Italia indisciplinata e facile preda delle suggestioni bolsceviche, fu la limitazione di alcune libertà individuali, sino all’instaurazione di un “regime totalitario” che va letto, in prospettiva storica, come l’applicazione di un metodo, l’utilizzo di uno strumento, per attuare decisioni dure ed impopolari, per il bene della nazione. Simili metodi, tipici del periodo, erano la norma anche fuori dell’Italia.

Ciò non di meno, la promulgazione delle leggi razziali, fu un vero errore, anche se, in tutti gli altri paesi europei, in quel periodo in particolare, gli ebrei erano amati quanto il vibrione della peste. Sarebbe ingeneroso però non considerare che l’applicazione delle leggi razziali non fu contraddistinta dal rigore scientifico e mostruoso raggiunto dal nazional-socialismo in Germania. Altro errore, l’entrata in guerra, senza una rigorosa preparazione e con una faciloneria che, purtroppo, ne condizionò l’esito.

È quindi doveroso e corretto distinguere quello che fu il Fascismo dal ‘22 al ’38, rispetto a quello del periodo degli errori, che va dal ’38 al ’40. Non sto a dilungarmi sul periodo della R.S.I, anche perché le affermazioni di Fini al riguardo sono deliranti.

Facile e scontato, con la mentalità relativista attuale, mentalità inaccettabile per un uomo di destra, valutare in modo integralmente negativo il quindicennio fascista. Periodo in cui l’essere italiani veniva vissuto con profonda fierezza. Epoca in cui Valori come Onore, Patria, Lealtà, Coraggio, Spirito di Sacrificio, Senso del Dovere, non erano semplici parole vuote di significato e un po’ ridicole, come oggi vengono considerate dopo sessant’anni di forzata egemonia culturale della sinistra.
Sia chiaro l’applicazione oggi, di un modello vecchio di 80 anni sarebbe assolutamente assurdo. Ma da lì a saltare la barricata ad arruolarsi nelle file dell’antifascismo, spalla a spalla con comunisti ed ex comunisti, diretti discendenti della più atroce ideologia che ha imperversato terrorizzando il mondo è assolutamente inaccettabile.

martedì 9 settembre 2008

STERILI POLEMICHE SETTEMBRINE

Le scomposte reazioni della sinistra, alle normali affermazioni di autorevoli esponenti istituzionali della destra, sindaco di Roma e ministro della Difesa , relative all’8 settembre 1943, evidenziano ancora una volta il meschino tentativo di aggrapparsi a qualsiasi pretesto pur di cercare di dare un segnale di esistenza.

L’infima qualità di questa sinistra incapace, nei fatti, sia a governare che a fare seria opposizione, nonostante i vani tentativi di rinnovarsi, è, bisogna dirlo ancora una volta, uno dei drammi della nostra nazione.

lunedì 8 settembre 2008

8 SETTEMBRE 1943, IL GIORNO DELLA VERGOGNA

Come ogni anno, in occasione dell’8 settembre non riesco ad evitare di pormi le seguenti domande:
- Come può un qualsiasi italiano, dotato di mente pensante, indipendentemente dall’orientamento filosofico o politico, non provare un doloroso senso di vergogna ripensando a quanto avvenne in quel tragico giorno?
- Come si può considerare l’8 settembre 1943 una data importante per la costruzione della nuova Italia?
- Cosa può nascere dal tradimento, dalla viltà e dal disonore solo in parte riscattati da quella minoranza che, rifiutando l’onta del tradimento, diede vita alla R.S.I?
Nel seguito alcuni commenti di protagonisti dell’epoca:


I primi tre furono espressi da personalità di primissimo piano appartenenti a nazioni nostre nemiche all’inizio del conflitto che dall’8 settembre 1943 divennero nostre “alleate”.
L’ultimo fu espresso da quello che per tradizione famigliare, doti personali e carattere è lecito considerare una tra le figure di spicco dell’Italia pre-repubblicana. Il principe Junio Valerio Borghese, eroico comandante della Xa Flottiglia MAS:


"... la resa dell'Italia fu uno sporco affare. Tutte la nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l'Italia é la sola ad aver perduto questa guerra con disonore, salvato solo in parte dal sacrificio dei combattenti della RSI ...". (da "Diario di Guerra" del Generale Eisenhower, Comandante supremo delle Forze USA nello scacchiere europeo)
"... il fatto é che il Governo italiano decise di capitolare non perché si vide incapace di offrire ulteriore resistenza ma perché era venuto, come in passato, il momento di saltare dalla parte del vincitore ...". (da "Le armate alleate in Italia" del Generale Alexander, comandante in capo delle forze inglesi in Italia)
"... l'Italia fu fedele al suo carattere di sciacallo internazionale, sempre in cerca di compenso per i suoi tradimenti ...". (da "Storia della diplomazia" di Potemkin, ambasciatore sovietico a Roma)
"... che alleato sarà l'Italia nel caso di una guerra? Quali garanzie ci sono che l'Italia, la quale ha cambiato schieramento nella seconda guerra mondiale di questo secolo, non farà altrettanto?". (da un articolo di fondo apparso sull'Washington Post)
"Io, l'8 settembre, al comunicato Badoglio, piansi. Piansi e poi non ho più pianto [...] Perché quello che c'era da soffrire, lo soffrii allora. Quel giorno io vidi il dramma che si andava ad aprire per questa disgraziata Nazione che non aveva più amici, che non aveva più alleati, non aveva più nessuno, non aveva più l'Onore, era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa: non ci si batte solo quando tutto va bene" (J.V. Borghese, Comandante della Decima MAS)
Al momento dell’ignominiosa resa incondizionata nelle mani di quello che sino a poche ore prima era il nemico, l’Italia è prostrata da anni di guerra combattuti malamente da eroici combattenti guidati da alti vertici militari incapaci o venduti al nemico. Il territorio spaccato in due. A nord la presenza dell’alleato germanico è ben strutturata. A sud della Linea Gotica le forze americane ed inglesi occupano stabilmente il territorio. In quella drammatica situazione il generale Badoglio - succeduto al Duce dopo la caduta del regime avvenuta il 25 luglio - e il re, decidono di consegnare quello che resta dell’Italia al nemico e lo fanno nel modo più ambiguo e sporco possibile. Proclamando solennemente sino all’ultimo minuto assoluta fedeltà al patto di alleanza con la Germania. Abbandonando le forze armate senza ordini. Nel caos più assoluto. Inutile dire che se proprio non avessero intravisto altra soluzione che la resa, l’atto finale avrebbe potuto compiersi in molti altri modi tutti indubbiamente molto meno infamanti.
Si consuma, in quei tragici giorni, una delle pagine più sporche e vergognose della storia d’Italia.
Per oltre sessant’anni la storiografia ufficiale - costola portante della grande mistificazione operata scientificamente dall’imperante pensiero unico imposto dalla sinistra - ha esaltato l’infame data dell’8 settembre 1943 come l’inizio del cammino che avrebbe portato la nazione verso la democrazia.
Questo dovrebbe far riflettere.