Un
anno fa, di questi tempi, la popolazione mondiale era impegnata ad iniziare il
nuovo anno, senza immaginare quale cataclisma silenzioso si sarebbe scatenato,
di lì a poco. In realtà, se politici poco lungimiranti non li avessero
sottostimati per pigrizia mentale, i segnali della tempesta già stavano
circolando.
Non
si sa e probabilmente mai si saprà mai, cosa abbia causato la diffusione del
virus. In proposito circolano ipotesi diverse, dalle più normali al
complottismo più spinto. Di certezze, in questa vicenda distopica, non ce ne
sono.
“Scienziati”
smarriti esattamente come i medici obbligati a misurarsi con le grandi pestilenze
medievali.
Politici
incapaci di prendere decisioni lineari.
“Giornalisti”
impegnati a diffondere allarmismo per qualche “click” in più, docili strumenti
di governanti determinati a sfruttare a fondo l’opportunità per limitare le
libertà fondamentali.
Cittadini
trasformati in gregge impaurito dalla morte, che chiede al “pastore” di essere
rinchiuso nell’ovile.
La
libertà di movimento, sino ad un anno fa data per scontata, cancellata da un
giorno all’altro. Veri e propri “arresti domiciliari” di minimo 14 giorni o
dalla durata ben maggiore, stabilita per decreto.
Banale
dirlo, ma un anno fa, mai si sarebbe potuto immaginare uno scenario desolato
come quello nel quale siamo costretti a sopravvivere in questo periodo. Eppure
in qualche modo la maggioranza delle parsone, ridotta a massa tremebonda,
docilmente si adatta.
“Esigenze
superiori” hanno determinato l’invasione della vita del singolo e delle
famiglie. La quotidianità lentamente si è trasformata in un campo minato, disseminato
di cartelli di avviso e di divieto, posti di blocco, droni, mascherine,
tamponi, sanzioni, autocertificazioni, vaccini poco sperimentati e dalla dubbia
efficacia.
La
nostra esistenza stravolta da regole cervellotiche e anti intuitive, contrarie
ad ogni logica, suggerite da sedicenti esperti e dettate a reti unificate da un
“Leader Maximo”, come non si era mai visto nemmeno nei tempi più bui dei
peggiori regimi totalitari. Debito pubblico in aumento vertiginoso
Attività
sino all’anno scorso redditizie, stremate dai divieti e costrette alla chiusura,
nella disperazione di chi vede sfumare il proprio reddito e si vede costretto
suo malgrado ad una futura esistenza di stenti, per sé e per la propria
famiglia.
Si
continua a sentir parlare di “Grande Reset”. Con questo slogan intendendo in
sostanza l’azzeramento del vecchio sistema insostenibile in vista di nuova
ripartenza, basata su “economia green”, aria pulita, biciclette e monopattini,
ricchi premi e “cotillon”. Una specie di grande Albero della Cuccagna che
scaturirà dalla fine della grande pandemia globale che è da benedire in quanto
ha fornito la preziosa opportunità di distruggere il vecchio modo di vivere
tipico dell’opprimente civiltà occidentale, sostenuta dal “Trumpismo sovranista”.
Che nel frattempo si è provveduto ad affossare con ogni mezzo, brogli compresi
e mediante movimenti del tipo Black Live Metter, LGBT, etc.
Sembra
davvero incredibile, ma tutto questo, in poco più di un anno, è diventato
realtà.
Un lungo, interminabile incubo, da cui non si riesce ad intravvedere risveglio.