venerdì 15 aprile 2011

SENZA TITOLO

È veramente orribile morire, strangolato con un cavetto d’acciaio, dalle mani di chi sei convinto d’aiutare.

Quando capiranno, i nostri volontari “pacifisti”, che nella striscia di Ghaza la vita non vale nulla? Quello è un posto maledetto sede naturale del peggiore odio fanatico.

mercoledì 6 aprile 2011

DOPPIOPESISMO GIUDIZIARIO?

Uno degli argomenti di attualità, da alcuni mesi ormai, sono i così detti “guai giudiziari del Premier”, che è fatto oggetto delle attenzioni costanti della Procura di Milano.

E’ cosa nota che Berlusconi, sin dalla sua prima discesa in campo, avvenuta ormai diciassette anni or sono, sia stato bersagliato, a torto o a ragione, di una congerie di accuse che sono sfociate in procedimenti giudiziari che, almento sino ad oggi, sono terminati con giudizi di assoluzione. Non è certo mia intenzione, in questa sede, elencarli, sono troppi e non li conosco, voglio però attirare l’attenzione su quanto sia “discrezionale” il comportamento della famosa Procura di Milano, che, sebbene sbandieri, in ogni occasione, il precetto costituzionale relativo all’Obbligatorietà dell’azione penale, evidentemente non sempre ad esso si attiene.

Due giorni fa, la mattina del 4 aprile u.s., il quotidiano “Il Giornale” ha pubblicato, in prima pagina, il seguente titolo “ Il tesoro della Quercia – LE CARTE SUI FONDI ESTERI FANNO TREMARE D’ALEMA”.

A pagina 2 e 3, una serie di solidi articoli nei quali si da conto dettagliato del rinvenimento di un dossier, di circa 200 pagine, rimasto per ben 5 anni in giacenza in una cassaforte, del palazzo di Giustizia di Milano, finito sulla scrivania del giudice del processo a quel tal Tavaroli, direttore della sicurezza Telecom, riguardante l’acquisto di TELECOM da parte di Tronchetti Provera. Una questione di complicate transazioni internazionali che portano in evidenza l’esistenza di un Fondo estero, chiaramente riconducibile all’allora PDS, titolare di un conto segreto da 3,6 milioni di €, intestato ad una società caraibica e ad un prestanome italiano. Nel dossier figurerebbero, oltre a chiari riferimenti a D’Alema e Fassino, anche una nota, redatta in Inglese, che tradotta suona in questo modo: “Sarebbe meglio evitare di mostrare Massimo D’Alema come rappresentante del partito dei DS, perché questo potrebbe provocare ogni tipo di complicazioni”.

Sorge spontaneo chiedersi: perché la zelantissima Procura di Milano, sempre così scrupolosamente attenta a passare al setaccio finissimo il passato, il presente e il futuro di Berlusconi, abbia “dimenticato” di indagare su di una questione tanto “nebulosa”, quanto concreta, che, guarda il caso, riguarda lo schieramento a Sinistra del Parlamento?