Impegni lavorativi piuttosto pesanti, negli ultimi tempi, mi hanno tenuto lontano da questo spazio. Nel frattempo sono accadute alcune cose piuttosto rilevanti tra cui l'imbarazzante scivolone dell'"integerrimo" Marrazzo e l'elezione di Bersani a capo del PD.
Mi diverte però commentare brevemente una notizia apparsa in rete stamattina, relativa alla da giorni ventilata elezione di D'Alema a ministro degli esteri dell'UE. Nel seguito il trafiletto ricavato dal Corriere della Sera.it:
"«D'Alema è un problema», ha detto Tombinski. (ndr: ambasciatore polacco presso la Ue a Bruxelles) «Sarebbe meglio avere una persona la cui autorità non può essere contestata a causa delle sue appartenenze politiche passate»."
La questione è, a mio parere, rilevante in quanto finalmente la passata militanza nel partito Comunista è giustamente considerata, a tutti gli effetti, pesante titolo di demerito, nonostante i tentativi, più o meno "pelosi", di glissare sull'argomento.
Se consideriamo che anche altri esponenti facenti parte a suo tempo degli organi direttivi del PCI, quando detto partito avallava supinamente ogni atrocità perpetrata dalla "casa madre", oggi ricoprono alte cariche istituzionali, una riflessione s'impone.
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