martedì 16 settembre 2008

L'ONOREVOLE FINI TENGA PER SE LE OPINIONI PERSONALI

L’opinione espressa da Fini, “la destra italiana deve riconoscersi nell’antifascismo”, è un’opinione esclusivamente personale, che si somma alla frase pronunciata in Israele, “il Fascismo fu il male assoluto”, dettata da puro opportunismo politico. Frase infelice che viene puntualmente riproposta per chiederne conferma ad ogni politico di destra che ricopra cariche istituzionali.

Nel rispetto delle opinioni personali, occorre chiarire che la sua posizione è inaccettabile, innanzi tutto perché il Fascismo, storicamente, non fu affatto “il male assoluto”, bensì fu un regime, che - inserito in un preciso periodo storico, fine della Grande guerra, depressione economica, bolscevismo dilagante etc., dal quale sarebbe intellettualmente disonesto prescindere – utilizzando i metodi tipici delle rivoluzioni, soppiantò con decisione il vecchio regime liberal-borghese, già in assoluta crisi di efficienza e di credibilità, consolidatosi rapidamente, con ampio consenso, in un’Italia arretrata, sia dal punto di vista sociale che economico, determinandone in pochi anni un solido sviluppo. Trasformando un arretrato paese agricolo in una moderna potenza industriale elevata, da allora, al livello delle più grandi nazioni mondiali.

Il prezzo da pagare, al fine di poter raggiungere tali ambiziosi obiettivi, essenzialmente volti a consolidare la grandezza della nazione, in un’Italia indisciplinata e facile preda delle suggestioni bolsceviche, fu la limitazione di alcune libertà individuali, sino all’instaurazione di un “regime totalitario” che va letto, in prospettiva storica, come l’applicazione di un metodo, l’utilizzo di uno strumento, per attuare decisioni dure ed impopolari, per il bene della nazione. Simili metodi, tipici del periodo, erano la norma anche fuori dell’Italia.

Ciò non di meno, la promulgazione delle leggi razziali, fu un vero errore, anche se, in tutti gli altri paesi europei, in quel periodo in particolare, gli ebrei erano amati quanto il vibrione della peste. Sarebbe ingeneroso però non considerare che l’applicazione delle leggi razziali non fu contraddistinta dal rigore scientifico e mostruoso raggiunto dal nazional-socialismo in Germania. Altro errore, l’entrata in guerra, senza una rigorosa preparazione e con una faciloneria che, purtroppo, ne condizionò l’esito.

È quindi doveroso e corretto distinguere quello che fu il Fascismo dal ‘22 al ’38, rispetto a quello del periodo degli errori, che va dal ’38 al ’40. Non sto a dilungarmi sul periodo della R.S.I, anche perché le affermazioni di Fini al riguardo sono deliranti.

Facile e scontato, con la mentalità relativista attuale, mentalità inaccettabile per un uomo di destra, valutare in modo integralmente negativo il quindicennio fascista. Periodo in cui l’essere italiani veniva vissuto con profonda fierezza. Epoca in cui Valori come Onore, Patria, Lealtà, Coraggio, Spirito di Sacrificio, Senso del Dovere, non erano semplici parole vuote di significato e un po’ ridicole, come oggi vengono considerate dopo sessant’anni di forzata egemonia culturale della sinistra.
Sia chiaro l’applicazione oggi, di un modello vecchio di 80 anni sarebbe assolutamente assurdo. Ma da lì a saltare la barricata ad arruolarsi nelle file dell’antifascismo, spalla a spalla con comunisti ed ex comunisti, diretti discendenti della più atroce ideologia che ha imperversato terrorizzando il mondo è assolutamente inaccettabile.

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