lunedì 8 settembre 2008

8 SETTEMBRE 1943, IL GIORNO DELLA VERGOGNA

Come ogni anno, in occasione dell’8 settembre non riesco ad evitare di pormi le seguenti domande:
- Come può un qualsiasi italiano, dotato di mente pensante, indipendentemente dall’orientamento filosofico o politico, non provare un doloroso senso di vergogna ripensando a quanto avvenne in quel tragico giorno?
- Come si può considerare l’8 settembre 1943 una data importante per la costruzione della nuova Italia?
- Cosa può nascere dal tradimento, dalla viltà e dal disonore solo in parte riscattati da quella minoranza che, rifiutando l’onta del tradimento, diede vita alla R.S.I?
Nel seguito alcuni commenti di protagonisti dell’epoca:


I primi tre furono espressi da personalità di primissimo piano appartenenti a nazioni nostre nemiche all’inizio del conflitto che dall’8 settembre 1943 divennero nostre “alleate”.
L’ultimo fu espresso da quello che per tradizione famigliare, doti personali e carattere è lecito considerare una tra le figure di spicco dell’Italia pre-repubblicana. Il principe Junio Valerio Borghese, eroico comandante della Xa Flottiglia MAS:


"... la resa dell'Italia fu uno sporco affare. Tutte la nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l'Italia é la sola ad aver perduto questa guerra con disonore, salvato solo in parte dal sacrificio dei combattenti della RSI ...". (da "Diario di Guerra" del Generale Eisenhower, Comandante supremo delle Forze USA nello scacchiere europeo)
"... il fatto é che il Governo italiano decise di capitolare non perché si vide incapace di offrire ulteriore resistenza ma perché era venuto, come in passato, il momento di saltare dalla parte del vincitore ...". (da "Le armate alleate in Italia" del Generale Alexander, comandante in capo delle forze inglesi in Italia)
"... l'Italia fu fedele al suo carattere di sciacallo internazionale, sempre in cerca di compenso per i suoi tradimenti ...". (da "Storia della diplomazia" di Potemkin, ambasciatore sovietico a Roma)
"... che alleato sarà l'Italia nel caso di una guerra? Quali garanzie ci sono che l'Italia, la quale ha cambiato schieramento nella seconda guerra mondiale di questo secolo, non farà altrettanto?". (da un articolo di fondo apparso sull'Washington Post)
"Io, l'8 settembre, al comunicato Badoglio, piansi. Piansi e poi non ho più pianto [...] Perché quello che c'era da soffrire, lo soffrii allora. Quel giorno io vidi il dramma che si andava ad aprire per questa disgraziata Nazione che non aveva più amici, che non aveva più alleati, non aveva più nessuno, non aveva più l'Onore, era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa: non ci si batte solo quando tutto va bene" (J.V. Borghese, Comandante della Decima MAS)
Al momento dell’ignominiosa resa incondizionata nelle mani di quello che sino a poche ore prima era il nemico, l’Italia è prostrata da anni di guerra combattuti malamente da eroici combattenti guidati da alti vertici militari incapaci o venduti al nemico. Il territorio spaccato in due. A nord la presenza dell’alleato germanico è ben strutturata. A sud della Linea Gotica le forze americane ed inglesi occupano stabilmente il territorio. In quella drammatica situazione il generale Badoglio - succeduto al Duce dopo la caduta del regime avvenuta il 25 luglio - e il re, decidono di consegnare quello che resta dell’Italia al nemico e lo fanno nel modo più ambiguo e sporco possibile. Proclamando solennemente sino all’ultimo minuto assoluta fedeltà al patto di alleanza con la Germania. Abbandonando le forze armate senza ordini. Nel caos più assoluto. Inutile dire che se proprio non avessero intravisto altra soluzione che la resa, l’atto finale avrebbe potuto compiersi in molti altri modi tutti indubbiamente molto meno infamanti.
Si consuma, in quei tragici giorni, una delle pagine più sporche e vergognose della storia d’Italia.
Per oltre sessant’anni la storiografia ufficiale - costola portante della grande mistificazione operata scientificamente dall’imperante pensiero unico imposto dalla sinistra - ha esaltato l’infame data dell’8 settembre 1943 come l’inizio del cammino che avrebbe portato la nazione verso la democrazia.
Questo dovrebbe far riflettere.

1 commento:

  1. Di quel tragico avvenimento ho pubblicato una relazione su Google. I fatti sono raccontati esattamente come avvennero da un povero Marmittone che non pensava mai più di star lì a fare storia. Anche io piansi quel giorno quando buttai il fucile nel mucchio. Confesso però che le mie osservazioni non volano così alto. Ero solo un sergente-

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.