domenica 15 novembre 2015

ISLAM RELIGION DE PAIX ET D'AMOUR


A circa un anno dagli attentati a Charlie Hebdo siamo qui a contare le vittime di un altro attacco a Parigi. Nel cuore dell’Europa tollerante, dell’integrazione, dell’accoglienza quasi incontrollata e a qualunque costo. L’Islam, come sanno tutti coloro che hanno avuto occasione di conoscerlo da vicino - non solo di leggerne le descrizioni indorate, diffuse ad arte dai suoi adepti - non è religione che possa convivere in pace, nello stesso spazio circoscritto, insieme con altre religioni o in seno a comunità laiche. Questa allarmante realtà, che noi occidentali facciamo una terribile fatica ad accettare, discende dalla sua natura di religione di conquista. Basta leggere il Coran con un minimo di attenzione critica, senza il filtro della “fratellanza universale” calato ad ottenebrare la mente, per rendersi conto che in esso è presente ogni singolo seme, che a cicli alterni torna a germogliare, donandoci l’orrore che stiamo vivendo. Difficile far comprendere all’ingenua mentalità occidente, travisata da anni di nobili dissertazioni sui “diritti naturali dell’uomo” e indebolita da leader deboli e/o conniventi, che nei paesi dove imperversa il Coran, la mitizzata dichiarazione dei Diritti dell’Uomo non solo non è stata ratificata, ma che di essa non si vuol nemmeno sentir parlare. Peraltro appare davvero assurda e puerile l’ostinazione dell’Occidente ad applicare a quel mondo, dove la barbarie è di casa, categorie di pensiero quali democrazia, autodeterminazione, tolleranza, che da noi sono la base scontata della convivenza civile, consolidate da due secoli di disquisizioni, sperimentate ed applicate, con maggior o minor fortuna, ormai da lungo tempo. Impossibile anche comprendere come si possa solo pensare che sia possibile “integrare” nella nostra cultura, mantenendola viva, individui che hanno mentalità, usi, costumi e credenze tanto antitetici rispetto ai nostri e che sono intimamente e fermamente convinti, sulla base di un atavico e insanabile complesso d’inferiorità, della superiorità morale e spirituale della loro “civiltà” che ai nostri occhi, a dispetto dell’imperante perbenismo benpensante, non può che mostrare il suo volto di assoluta inciviltà. Gli attacchi di Parigi quindi non devono stupire. Purtroppo sono una triste realtà con quale saremo obbligati a confrontarci con crescente frequenza, perché è evidente, o noi o loro. E loro oramai sono dappertutto e l’Occidente vive una condizione di sudditanza psicologica, una sorta di torpore della ragione, dal quale ormai difficilmente saprà scuotersi efficacemente e reagire.

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