sabato 8 settembre 2012

PRIMAVERA ARABA

“Primavera Araba”. Con questa affascinante definizione, per mesi, a partire dai primi giorni di gennaio del 2011, i media nazionali e internazionali hanno decantato l’epopea delle schiere arabe, desiderose, a loro dire, di cambiamento, di rinnovamento, di democrazia.
Con quanto entusiasmo, corrispondenti e opinionisti, ci intrattenevano con dissertazioni, più o meno dotte, sull’incontenibile, genuino, desiderio delle masse, in Tunisia, in Egitto, in Libia, in Iran, in Siria e un po’ ovunque, di modificare, di “evolvere” il loro sistema di vita, svincolandosi dai lacci dell’oppressione imposta dai governi.
A quasi due anni da allora appare evidente il colossale equivoco. Quello che per l’Opinione pubblica occidentale, imbeccata dai media, era un afflato di libertà, un desiderio di rinascita, di lì, appunto, “Primavera araba”, altro non si è rivelato che un passare dalla padella nella brace, con un infoltimento delle schiere di disperati che tentano, con ogni mezzo e a rischio della vita, d’infiltrarsi in Europa, contando sulla nostra intrinseca debolezza.
In quei tristi Paesi, quella che per noi è “la cappa opprimente della religione islamica”, mentre per loro è “la vera salvezza della sottomissione”, ha “normalizzato” ogni velleità, riducendo tutto a secondo dei casi a maggior oppressione, al caos, all’anarchia violenta, o alla lotta sanguinosa tra tribù.
Quale miglior prova dell’impossibilità occidentale di capire a fondo la mentalità araba e mussulmana?
Come affermo da anni, per capire un arabo o un mussulmano, è necessario esserci nati arabi o mussulmani. Beninteso, affermo questa mia convinzione con rispetto, ma, conoscendoli quel tanto che basta, non certo con la soggezione tipica di una buona parte degli occidentali.

2 commenti:

  1. Per me,se ci fosse la buona volontà di capirli,non è necessario essere arabi o mussulmani;il problema è che molta gente si impegna più giudicarli che ad avere rapporti con loro

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  2. é proprio questo l'errore. pochissimi di noi arrivano a capirne la vera natura. è difficile farlo. occorre liberarsi da decenni di retorica della solidarietà ad ogni costo. di passione per il "multiculturalismo arcobaleno", di amore insensato per il "meticciamento" e allora si comincia a capire quanto siano pericolosi.

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