lunedì 20 settembre 2010

EDITORIALE

Non leggo mai il blog di Grillo, proprio per evitare il profondo disgusto che tale atto potrebbe provocarmi, ma oggi, navigando in cerca di notizie, ho involontariamente attivato un link che mi ha condotto proprio lì.

L’ultimo post, pubblicato, commenta il suicidio di un universitario che si è lanciato, pace all’anima sua, dal tetto della facoltà perché incapace di intravvedere una speranza per il proprio futuro. Il commento di Grillo, o forse più verisimilmente, della redazione appositamente istruita ed addestrata, in modo piuttosto articolato, addossa tutta la colpa allo Stato, affermando, in estrema sintesi, che i giovani non hanno nulla, perché i nostri governanti, vecchi, hanno tutto.

La serie di commenti dei “grillini di supporto”, oltre 1000, sebbene ovviamente non li abbia letti tutti, in gran copia, si stracciano le vesti, intonando lamentazioni a favore del povero ragazzo scagliandosi veementi contro il solito tiranno.

Ora, a parte la grossolanità della tesi sostenuta, talmente cialtronesca che neppure vale la pena di confutare, superato il sentimento di umana pietà per il povero sventurato, a nessun "grillino" è venuto in mente di pensare che migliaia di ragazzi, nelle stesse condizioni di quello sventurato, invece di saltare dal tetto, si rimboccano le maniche, iniziano a darsi daffare e si fanno strada, anche se tra mille difficoltà, per assicurarsi un posto più o meno al sole.

Sebbene sia davvero sconcertante, hanno preferito seguire la traccia offerta dal padre del ragazzo, cioè che si tratta di un “omicidio di stato”. Rilanciando acriticamente la trita vulgata sinistrorsa, tanto in voga ai tempi della contestazione, che attribuisce al così detto “sistema” alla così detta “società”, quelli che, in realtà, altro non sono che i fallimenti del singolo, tentando di elevare sull'altare del martire colui che in realtà ha compiuto un tristissimo e decisivo gesto di viltà.

Che altro dire se non che mi viene da vomitare?

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