lunedì 9 marzo 2009

IERI, L'8 MARZO

Da sempre considero la così detta “Festa della Donna” un appuntamento annuale, connotato da fastidiosi riferimenti ideologici. Tutti orientati a sinistra.

La mia considerazione per gli esseri umani, di genere femminile, è ovviamente e naturalmente, identica alla considerazione che ho per gli esseri umani di genere maschile. Essa è basata esclusivamente sul valore personale. L’intelligenza, la cultura, l’intraprendenza, la sensibilità, il talento naturale sono le uniche discriminanti. Indipendentemente dal sesso.

Mi fanno sorridere i sostenitori delle “quote rosa”, quanto i vani discorsi dei politici sull’argomento “pari opportunità”. Le opportunità, indipendentemente dal genere, sono basate sul valore individuale. Se una persona, grazie all’impegno individuale ed alla ferrea volontà, riesce a farsi portatore di quello oggi viene definito un alto “valore aggiunto” e la natura lo ha dotato della personalità adatta per affermarsi, si afferma indipendentemente dal sesso.

In conclusione la seguente banale considerazione: esistono feste della donna, del papà, dei nonni, della mamma; e l’uomo? Se lo sono dimenticati? L’uomo che non è padre, quindi non può essere nonno; per definizione non può essere donna e quindi madre, non ha diritto ad un proprio giorno di festa? Come direbbero i “progressisti”, è dunque figlio di un Dio minore?

Chiarisco che considero doveroso castrare fisicamente quegli esseri sub-umani che esercitano violenza su bambini o donne, imponendo la loro rivoltante libidine.

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