mercoledì 27 agosto 2008

LAVERA GRANDE ANOMALIA

Riprendendo il tema annunciato con l’ultimo post, prima della pausa, tratterò in questa sede la vera “grande anomalia” che da anni affligge la nostra Nazione.

Essa risiede nella progressiva “auto-delegittimazione” di un organo assolutamente vitale, in un moderno stato democratico basato sul diritto.

Lo scellerato atto che ha segnato l’inizio dell’inesorabile processo di auto-delegittimazione è chiaramente individuabile nella comunicazione, effettuata a mezzo stampa, al presidente del consiglio dei ministri dall’allora legittimo governo in carica, Silvio Berlusconi, mentre lo stesso era intento a presiedere un convegno internazionale sulla criminalità, in svolgimento a Napoli.

Quello fu il primo atto tangibile ed eclatante, mediante il quale, una parte della Magistratura, la cui appartenenza politica era chiaramente individuabile, scese in campo per contrastare, utilizzando i propri poteri giurisdizionali, il leader della parte politica avversaria. Il fatto che detto leader fosse anche il capo del governo recentemente eletto democraticamente, potrebbe a mio modestissimo parere, configurarsi quale tentativo di “golpe giudiziario”.

Da quel momento si succedettero una serie di avvenimenti che videro quella parte della magistratura sempre più esposta in prima linea, intenta a cavalcare l’onda lunga del giustizialismo del tipo “mani pulite”. Basti ricordare il “resistere, resistere, resistere! Pronunciato pubblicamente da un illustre magistrato, il giudice Borrelli, per anni autorevole leader di quel pool.

Oggi viviamo le tristi conseguenze di una serie di prese di posizione sconsiderate, dettate presumibilmente dalla smania di protagonismo di singoli personaggi, che portando la magistratura sulle prime pagine dei giornali ne hanno in definitiva indebolito irrimediabilmente l’autorevolezza e la credibilità, pregiudicandone il ruolo e ponendo le premesse perché la politica si senta non slo autorizzata, ma ancor meglio obbligata ad un drastico intervento onde riportare ordine in un settore vitale per la vita democratica della nazione. A nulla valgono a migliorare in meglio la situazione, le maldestre dichiarazioni del’ordine di autogoverno, il CSM, che anzi servono a peggiorare le cose inserendosi nella solita logica di esposizione mediatica.

Da questo desolante panorama una sola incontrovertibile certezza, lo stato di crisi totale, senza uscita, in cui la magistratura italiana si dibatte. Stato crisi che essa stessa ha provocato per la sostanziale incapacità di limitare gli eccessi dettati dalla smania di protagonismo di alcuni individui.

Personalmente ritengo che ormai il danno sia irreversibile. Quando la magistratura perde la sua principale caratteristica, quella che consiste nell’essere percepita in modo naturale come “super partes”, tutto il sistema entra in una diffusa crisi di credibilità che ne inficia in modo gravissimo l’efficacia.

Il fatto che un cittadino, in virtù delle proprie convinzioni politiche, possa sospettare che il tal giudice potrebbe essere in qualche modo ispirato e quindi in qualche misura fuorviato, nel giudicarlo, dal proprio orientamento ideologico, costituisce la vera “grande anomalia” del sistema Italia.

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