martedì 19 febbraio 2008

LEGGE 194, UN SEMPLICE DIRITTO?

A seguito dell’irruzione della Polizia di Stato nel reparto maternità di un ospedale di Napoli si è acceso un dibattito serrato tra i sostenitori della legge detta “194” e coloro i quali ne auspicano la radicale modifica.

Non entro nello specifico del tema, trattasi di questione etica di estrema delicatezza. Quello che mi colpisce come un pugno nello stomaco è il linguaggio e il tono utilizzato dalle “vecchie femministe” e dalle loro degne figlie e nipoti, che ne fanno una squallida questione di autodeterminazione e di “libertà nella gestione del corpo della donna”.

È doloroso accettare che tanto e tale mostruoso egoismo possa essere rivendicato ammantandolo della sacra veste del “diritto”. La crudele vigliaccheria che sottende all’atto della soppressione, operata col consenso dalla madre, di una vita, mentre si sviluppa nell’ambiente protettivo per eccellenza, il suo ventre, è letteralmente agghiacciante.
Rivendicare la legittimità morale di questo ignobile atto con slogan urlati a squarciagola, da la misura dell’impoverimento morale nel quale la nostra società è precipitata nella totale indifferenza. Anche di questo possiamo ringraziare i così detti “progressisti”.

1 commento:

  1. Non c'è progresso di alcun tipo nel "non sentire" la vita in grembo pari alla propria. Con le dovute e rare eccezioni!
    saluti

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