martedì 22 marzo 2011

CAMPAGNA DI LIBIA

Stiamo assistendo ad una situazione profondamente strana. Analizzando crudamente i fatti: l’ONU ha scatenato una guerra, per la difesa degli insorti libici, senza sapere minimamente quali siano gli scopi e i capi che conducono l’insurrezione, dando per scontato che si tratti di paladini della libertà e della democrazia.

Della conduzione di questa guerra si è incaricata una sedicente “coalizione di volenterosi”. Alla testa di questa “coalizione”, la Francia, che sin dalle prime battute ha esibito una sospetta frenesia interventista. Unica tra le Nazioni ha riconosciuto immediatamente il “governo della nuova Libia”, ha scalpitato, nei giorni precedenti al vertice di Parigi, insistendo per bombardare, tanto che, se si confronta il tempo necessario a coprire la distanza tra la base in Corsica e il cielo della Libia, al tempo trascorso tra il via libera ufficiale all’intervento e la prima bomba d’aereo caduta, appare evidente che i caccia transalpini sono decollati ben prima che la decisione d’intervenire fosse formalizzata.

Se a questo si aggiunge che, evidentemente, non c’è la minima chiarezza di comando e di obiettivi, che gli americani ed altri alleati si stanno tirando indietro, glissiamo, per amor di Patria, sull'imbarazzante posizione dell'Italia, sorge spontanea la domanda: ma cosa stanno facendo?

Sembra incredibile che operazioni internazionali di questo genere, in uno scacchiere tanto delicato, vengano condotte con tanta pasticciona leggerezza.

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