Sono trascorsi appena tre
giorni dal clamoroso trionfo elettorale di Donald Trump. Naturalmente è troppo
presto per comprendere quali saranno realmente i suoi provvedimenti, che dovranno
certamente tener conto della realtà del paese, però una cosa è già chiara, si
tratta di un avvenimento epocale, come lo fu la presidenza Reagan, o il
premierato Thatcher in Gran Bretagna. Una svolta dopo una lunga deriva, capace
di riportare il mondo sulla corretta via, guidata dall’intento di rifare grande
l’America. O forse per meglio dire di quella parte di America, che si è
rivelata maggioritaria, basata su valori che negli ultimi anni sono stati
capovolti.
Il primo inequivocabile segno
del cambiamento è il crollo di schianto del grande tabù del nostro tempo, il
“politically correct”. Crollo annunciato che si è istantaneamente concretizzato
all’annuncio dell’avvenuta elezione. E’ forse questo il più evidente segno del
fatto che si è attivato un processo capace di affrancare l’Occidente dal
colossale complesso di colpa, instillato da quella dottrina. L’assurdo
complesso di colpa che ha indebolito l’immagine che l’Occidente ha di sé,
fiaccandone l’orgoglio sino a condurlo alle soglie dell’autodistruzione.
E’ ancora difficile capire se
il futuro che ci attende sarà migliore o peggiore, del recente passato, però
una cosa è sicura, sarà sostanzialmente diverso e se riuscirà a ridare a l’Occidente
la coscienza del suo ruolo nel mondo, sarà senz’altro migliore.
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