domenica 28 agosto 2016

SULL’IMPREVEDIBILITA’ DEI TERREMOTI


Da alcuni giorni i notiziari di tutte le reti dedicano il novanta per cento del tempo a loro assegnato dal palinsesto a descrivere la devastazione, del recente sisma, nell’Italia centrale. È davvero impressionante vedere quei cumuli di pietre sciolte che sino a pochi giorni fa erano case apparentemente solide e pensare che, al momento della prima scossa, molte di quelle abitazioni in realtà così fragili erano abitate.

Assistiamo giornalmente al triste bollettino delle vittime. Una lista che, al momento attuale, non ha ancora cessato di allungarsi, contenente adulti e bambini, colti nel sonno e sepolti da tonnellate di pietre sciolte.

Una cosa mi ha colpito. Sin dai primi interventi, dei soliti geologi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, (INGV) è apparsa chiara la preoccupazione di sottolineare l’imprevedibilità degli eventi tellurici.

Ciò forse è dovuto al fatto che, quasi in contemporanea, un certo studioso, di cui purtroppo non ho annotato il nome, intervistato in diretta TV, affermava d’aver pubblicato, alcuni giorni prima dell’evento, sul proprio profilo Facebook, una previsione praticamente esatta, ma di non aver lanciato l’allarme a causa dei feroci attacchi di cui è fatto segno ogni volta che si azzarda a parlare di prevedibilità, a breve termine, dei terremoti. Pare tra l’altro che detto “esperto” fosse appena rientrato da una missione negli USA dove il suo Sistema sembra sia applicato, dalla Stato della California, al monitoraggio della faglia di San Andreas.  

Per natura e formazione non sono affatto propenso a credere a ciarlatani che millantano ricette miracolose per cui non è a questo che mi riferisco quando parlo di “prevedibilità” dei terremoti. Mi riferisco invece al fatto che da molto tempo lo stato di estrema sismicità della dorsale appenninica centrale è perfettamente noto. Esistono carte del rischio simico dove le zone che sono state colpite da questo evento, insieme alle zone colpite dal terremoto del 2009 a l’Aquila, sono evidenziate in rosso.

Ebbene, in quelle zone, notoriamente da anni classificate ad altissimo rischio sismico, alcun intervento serio e coordinato è stato fatto per rendere più resistenti degli edifici, apparentemente solidi ma in realtà fragilissimi.

Questo, si badi bene, succede in una nazione che devolve milioni di Euro in dissennata “accoglienza”.
Chiedo quindi, ai paludati esperti dell’INGV, ha senso allora definire “imprevedibili” i terremoti?

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