Da alcuni giorni i notiziari di
tutte le reti dedicano il novanta per cento del tempo a loro assegnato dal
palinsesto a descrivere la devastazione, del recente sisma, nell’Italia
centrale. È davvero impressionante vedere quei cumuli di pietre sciolte che
sino a pochi giorni fa erano case apparentemente solide e pensare che, al
momento della prima scossa, molte di quelle abitazioni in realtà così fragili
erano abitate.
Assistiamo giornalmente al triste
bollettino delle vittime. Una lista che, al momento attuale, non ha ancora
cessato di allungarsi, contenente adulti e bambini, colti nel sonno e sepolti
da tonnellate di pietre sciolte.
Una cosa mi ha colpito. Sin dai
primi interventi, dei soliti geologi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia, (INGV) è apparsa chiara la preoccupazione di sottolineare l’imprevedibilità
degli eventi tellurici.
Ciò forse è dovuto al fatto che,
quasi in contemporanea, un certo studioso, di cui purtroppo non ho annotato il
nome, intervistato in diretta TV, affermava d’aver pubblicato, alcuni giorni prima
dell’evento, sul proprio profilo Facebook, una previsione praticamente esatta,
ma di non aver lanciato l’allarme a causa dei feroci attacchi di cui è fatto
segno ogni volta che si azzarda a parlare di prevedibilità, a breve termine,
dei terremoti. Pare tra l’altro che detto “esperto” fosse appena rientrato da
una missione negli USA dove il suo Sistema sembra sia applicato, dalla Stato
della California, al monitoraggio della faglia di San Andreas.
Per natura e formazione non sono
affatto propenso a credere a ciarlatani che millantano ricette miracolose per
cui non è a questo che mi riferisco quando parlo di “prevedibilità” dei
terremoti. Mi riferisco invece al fatto che da molto tempo lo stato di estrema
sismicità della dorsale appenninica centrale è perfettamente noto. Esistono carte
del rischio simico dove le zone che sono state colpite da questo evento,
insieme alle zone colpite dal terremoto del 2009 a l’Aquila, sono evidenziate
in rosso.
Ebbene, in quelle zone, notoriamente
da anni classificate ad altissimo rischio sismico, alcun intervento serio e
coordinato è stato fatto per rendere più resistenti degli edifici,
apparentemente solidi ma in realtà fragilissimi.
Questo, si badi bene, succede in
una nazione che devolve milioni di Euro in dissennata “accoglienza”.
Chiedo quindi, ai paludati esperti dell’INGV, ha senso
allora definire “imprevedibili” i terremoti?
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.